Cassazione, asilo a chi fugge da terrorismo e persecuzioni: accolto ricorso profugo

Cassazione, asilo a chi fugge da terrorismo e persecuzioni: accolto ricorso profugo
Scatta la protezione umanitaria, o il diritto di asilo politico, per i migranti che fuggono da paesi nei quali imperversa il terrorismo e la persecuzione religiosa senza che gli...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Scatta la protezione umanitaria, o il diritto di asilo politico, per i migranti che fuggono da paesi nei quali imperversa il terrorismo e la persecuzione religiosa senza che gli stati in questione siano in grado di contrastare efficacemente i crimini del fondamentalismo islamico. Il riconoscimento arriva dalla Cassazione che - con la sentenza 3758 - ha accolto il ricorso contro il Ministero dell'Interno presentato da Patrick O., un nigeriano di fede cristiana fuggito dal suo paese nel 2003 e arrivato in Italia, a Prato, per sfuggire alla pericolosa situazione della sua terra d'origine.


Solo nel 2011, l'uomo aveva presentato domanda di asilo politico, quando aveva iniziato ad avere problemi con i documenti, sebbene avesse regolarmente rinnovato il passaporto presso l'ambasciata nigeriana. La sua richiesta era stata respinta dalla 'Commissione per il riconoscimento della protezione internazionalè, e il 'nò era stato ratificato dal Tribunale di Ancona nel 2013, e poi dalla Corte di Appello di Ancona, nel 2015.

Ad avviso dei magistrati di merito non c'erano i presupposti per concedere protezione o asilo a Patrick dal momento che le «persecuzioni asseritamente subite» provengono «non da un soggetto statuale o da responsabili di partiti o organizzazioni che controllano lo Stato ma da un gruppo religioso nei cui confronti vi è una attività di contrasto, seppure non sempre efficace, da parte dello Stato».

Insomma queste condizioni non consentirebbero di appellarsi alla Convenzione di Ginevra e il rinnovo del passaporto dimostrerebbe, invece, «la mancata frattura del legame sociale tra il cittadino straniero e il suo paese di origine». Ma la Cassazione non ha condiviso queste obiezioni e ha ritenuto «fondato» il ricorso di Patrick sottolineando.

Nel loro verdetto gli 'ermellinì - presidente Massimo Dogliotti, relatore Giacinto Bisogni - rilevano che «non è stata adeguatamente valutata la situazione oggettiva e attuale del paese di origine notoriamente interessato da gravi episodi di violenza indiscriminata localizzati in numerose aree e regioni, dal controllo sempre più esteso del territorio da parte di gruppi terroristici e persecutori nei confronti di cittadini di fede cristiana, dall'impotenza o soggezione dell'apparato statuale di fronte a tale situazione».


Ora, la Corte di Appello di Ancona, in diversa composizione, dovrà riprendere in mano il caso di Patrick e 'aprirè alla concessione del diritto a rimanere in Italia per salvaguardare la sua incolumità.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero