Dieci minuti. Possono essere un soffio o un tempo interminabile. In dieci minuti è rinchiusa l'agghiacciante verità sulla morte di Ciro Ascione, il sedicenne di...
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Ciro in ritardo, dopo aver trascorso l'intero pomeriggio con la sua fidanzatina. Ciro che al padre racconta una bugia a telefono, dicendogli di essere già in Metropolitana mentre era ancora con la ragazza. Ciro, infine, che arriva trafelato alla Stazione centrale di Napoli a pochi attimi dalla partenza del treno che doveva portarlo a Casoria, dove l'aspettava il padre. Corre - c'è un altro fotogramma che lo ritrae mentre si affretta - sperando di farcela. Frazione di secondi, salta su, ma le porte si chiudono e il treno parte. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, Ciro sarebbe rimasto aggrappato per centinaia di metri prima di cedere e cadere. Morto. Ciro vittima del suo senso di responsabilità da bravo ragazzo, da figlio che vuole mantenere l'impegno di tornare in orario. Ciro che pensa di avere già mancato, rimanendo con la ragazzina quei minuti in più che rischiavano di fargli perdere il treno per tornare a casa.
Ipotesi terribile, su cui il pm Barbara Buonanno della Procura di Napoli nord, guidata da Francesco Greco, lavora ancora. Domani ci sarà l'autopsia sul corpo del ragazzo, affidata al medico legale Massimo Esposito, che potrebbe fornire i decisivi riscontri all'ipotesi dell'incidente, partendo dai graffi visibili sul collo di Ciro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero