Ci sono novecento ore di filmati divisi in sette lunghi video realizzati dalla testata giornalistica Fanpage, da questa mattina, nel mirino degli inquirenti della procura di...
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IL RUOLO DI DE LUCA
Gli indizi raccolti sono tanti, anche al di là delle due vicende emerse nelle inchieste effettivamente pubblicate, una sul candidato di Fratelli d'Italia, Luciano Passariello, e l'altra sull'assessore salernitano, Roberto De Luca. Proprio sul secondo, che a differenza dell'esponente di destra non era stato indagato prima che la procura scoprisse il contenuto dell'inchiesta di Fanpage, i prossimi giorni saranno decisivi per definire i passaggi più delicati. Due i punti che i magistrati della Dda intendono chiarire, anche analizzando il cellulare e le chat memorizzate: chi sia il misterioso ingegnere che per primo fa il nome del giovane rampollo della famiglia De Luca e perché, sebbene quest'ultimo abbia un ruolo solo comunale, gli imprenditori contattati dall'«agente infiltrato» danno per scontato che si debba parlare proprio con lui e lui stesso, nella riunione filmata, dica apertamente che creerà un contatto con «il mio tecnico» riferendosi all'esperto incaricato dalla Regione Campania. Passaggi non scontati e, dunque, da chiarire prima di sapere se l'indagine per corruzione nei confronti dell'esponente pd possa essere archiviata. Proprio perché consapevole che l'attesa non sarà breve e che nei video potrebbero essere altri riferimenti imbarazzanti che lo tirano in ballo, Roberto De Luca ha scelto il passo indietro.
GLI ALTRI POLITICI
Sicuramente, il governatore Vincenzo De Luca si è esposto in prima persona proprio sull'affare ecoballe annunciando anni fa, quando il premier era ancora Matteo Renzi: «Palazzo Chigi ci da 500-600 milioni per risolvere il problema, non sono contenti, li ho dovuti obbligare».
Nelle centinaia di ore filmate, anche altri politici, specie a livello locale, si sarebbero messi a disposizione dell'ex boss promettendogli accordi economici e chiedendo in cambio una fetta della torta. Nel suo giro tra ex colleghi, Perrella ha anche saputo di ulteriori traffici che non venivano promessi a lui direttamente ma che potrebbero comunque interessare gli investigatori. Che ovviamente devono lavorare con una particolare accortezza: tutto quello che ha raccolto l'ex boss pentito deve essere ricontrollato e riscontrato, perché lui stesso potrebbe aver fatto una sorta di doppio gioco o esserne rimasto vittima e perché non è detto che gli prometteva grandi affari avesse poi l'effettiva possibilità di realizzarli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero