Più lei lo incalza, più lui alza la voce e perde le staffe. Ecco l'audio choc della telefonata tra il carabiniere Raffaele D’Alessandro e l'ex...
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Cosa accadde veramente quella notte? I carabinieri Raffaele D’Alessandro, Alessio Di Bernardo e Francesco Tedesco - indagati per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità - dopo l’arresto di Stefano Cucchi e la perquisizione nella casa dei suoi genitori, lo accompagnarono alla stazione Casilina per il fotosegnalamento. Ma il giovane geometra non voleva. Si sarebbe ribellato. Colpendo Di Bernando con uno schiaffo o un pugno al petto e poi gettandosi a terra. Le procedure furono interrotte e, su ordine del comandante della stazione Appia, il maresciallo Roberto Mandolini (indagato per falsa testimonianza assieme a Vincenzo Nicolardi) trasferito alla stazione di Tor Sapienza, dove la notte si sentì male.
La procura non ha dubbi: «Il pestaggio fu originato da una condotta di resistenza posta in essere dall’arrestato al momento del fotosegnalamento». Le prove sono nella confidenza che lo stesso Cucchi fece a un altro detenuto nel centro clinico di Regina Coeli, Luigi Lainà, ritenuto attendibile dalla procura. Racconta Lainà: «.. Stefano Cucchi mi rispose che era stato picchiato dai carabinieri all’interno della prima caserma da cui era transitato nella notte dell’arresto. Aggiunse che era stato picchiato da due carabinieri in borghese, mentre un terzi, in divisa, diceva agli altri due di smetterla». Secondo la ricostruzione della procura, i due in borghese sono D’Alessandro e Di Bernardo, Tedesco il terzo.
Una volta ricevuto l’avviso a comparire in procura e non immaginando di essere intercettati, lo scorso luglio D’Alessandro e Di Bernardo cominciano a parlare di quella notte.
Il Messaggero