«Legittimo il nome Casapound», tribunale dà torto a figlia di Ezra Pound

«Legittimo il nome Casapound», tribunale dà torto a figlia di Ezra Pound
Casapound ha tutto il diritto di chiamarsi Casapound. Anzi, è l'unico soggetto titolato a usare questo nome. Lo ha deciso il Tribunale di Roma, rigettando la domanda...

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Casapound ha tutto il diritto di chiamarsi Casapound. Anzi, è l'unico soggetto titolato a usare questo nome. Lo ha deciso il Tribunale di Roma, rigettando la domanda della figlia di Ezra Pound Mary de Rachewiltz che contestava al movimento la possibilità di usare il nome ispirato al padre, e stabilendo che «il nome ' Casapound' è diverso e autonomo rispetto al nome 'Ezra Pound»'. In particolare il giudice Daniela Bianchini, dopo aver citato una nota del ministero dell'Interno sulle attività di Cpi, ha ritenuto che alla figlia del poeta non possa venire un pregiudizio dall'accostamento del nome del padre a fatti di cronaca che coinvolgono l'associazione, come da lei sostenuto, poiché «l'associazione in quanto tale opera in modo del tutto legittimo», «né ha in alcun modo legittimato l'uso della violenza sotto il nome del poeta Pound».


«Un'altra battaglia vinta - commenta il leader di Casapound Italia Gianluca Iannone - Finalmente si chiude una vicenda sulla quale sono state scritte pagine di inchiostro inutile: Ezra Pound è patrimonio di tutti, dell'umanità intera, e nessuno può rivendicarne l»esclusivà senza svilire la portata del suo messaggio. Il nostro è un omaggio a un autore acuto, non conforme per eccellenza, che abbiamo amato e studiato e la cui battaglia contro l'usura è stata il primo simbolo della lotta per il diritto alla proprietà della casa sulla quale è nata CasaPound, una lotta che senz'altro il poeta avrebbe condiviso. Invitiamo la de Rachewiltz a venire a toccare con mano quello che abbiamo creato in tutta Italia nel nome di suo padre: siamo certi che lontana dai cattivi suggeritori saprà capire perché suo padre è stato per noi fonte di ispirazione«.


»È stata una causa lunga e combattuta, non priva di inutili asprezze - sottolinea l'avvocato di Casapound Italia Domenico Di Tullio -, il cui esito naturale è la realtà dei fatti: nessun pregiudizio arreca alla memoria del grande poeta l'opera dell'associazione, il cui nome è ormai autonomo e diverso da quello del suo originario grande ispiratore. Ringrazio chi ha costruito insieme a me questa vittoria processuale e ci inchiniamo alle parole del Poeta«.
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Il Messaggero