ROMA «Devo metterci la faccia. Ormai la partita elettorale sta entrando nel vivo». E così, Davide Casaleggio, l'anti-divo, si avvia in tivvù,...
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Casaleggio non parla mai, quando vede i giornalisti scappa o si ritrae, comizi solo due e assai striminziti e vuoti (alla festa M5S a Palermo e alla chiusura della campagna per il No a Torino). Però, adesso, si concede in prime time l'Erede. E non solo per pubblicizzare, a Otto e mezzo, con Nuzzi e De Masi, il convegno di sabato ad Ivrea a un anno dalla morte del padre Gianroberto. Ma anche o soprattutto, cogliendo l'occasione, per mostrare quello che è e che mai ammetterà di essere: il vero capo, ormai, del movimento fondato dal papà.
C'è chi sostiene che Beppe Grillo sia di nuovo in fase noia da movimento e piuttosto in ambasce per i crescenti deficit di presenze e di incassi dei suoi spettacoli, quando ha il tempo di farli. «Il vero leader del nostro movimento», assicurano riservatamente deputati e senatori pentastellati, «è sempre di più Casaleggio. È il padrone di Rousseau dove ci sono i dati di tutti e di tutto, si sta occupando del programma elettorale, assembla e coordina i contenuti, esamina le performance dei nostri amministratori locali, valuta candidature e soprattutto ricandidature. Nessuno ha mai avuto e mai avrà, nemmeno Grillo, un potere forte come il suo». È una descrizione che ripetono in tanti. E che deve essere arrivata perfino a Matteo Renzi, il quale anche ieri ha dichiarato: «Adesso in M5S c'è un solo capo. È Davide Casaleggio e non mister congiuntivo Di Maio o il povero Di Battista».
ANNO SABBATICO
Le clamorose défaillance di questi due hanno certamente finito per accrescere il ruolo di Casaleggio junior. Il quale se prima veniva a Roma poco e sempre accompagnato dalla balia Beppe, ultimamente viene più spesso e da solo, e convoca a gruppi i vari onorevoli per informarsi e per decidere le linee di condotta. Al Corriere della sera, ha scritto una lettera che è il suo manifesto politico: «Noi garantiamo un servizio migliore rispetto ai vecchi partiti e siamo più efficienti di loro».
E sempre lui, creando scompiglio presso Di Maio ma anche più in generale, aveva dichiarato in precedenza: «Il candidato premier lo annunceremo entro il prossimo autunno». Chi lo credeva soltanto uno smanettone, o un figlio che si era preso una sorta di anno sabbatico dopo la perdita del padre, si è dovuto ricredere. M5S sempre più partito azienda con testa e cuore a Milano è opera sua. Così come - dopo aver creato la piattaforma Rousseau e l'associazione Gianroberto Casaleggio - si deve a Davide il tentativo, in previsione di un possibile arrivo al governo, di allargare la rete dei grillini a personalità e competenze esterne.
TUTTI A IVREA
Di cui il convegno di Ivrea è una prima prova. Perfino sconvolgente, se si pensa che parteciperanno tra gli altri, Paolo Magri, il segretario del gruppo italiano della Trilateral che è sempre stata bestia nera di M5S e obiettivo di tutte le teorie complottarde dei grillini, e Nicola Bedin, amministratore delegato dell'ospedale San Raffaele di cui chiesero le dimissioni i pentastellati quando venne inquisito nel 2015. Il davidismo, evidentemente, non va per il sottile e si muove senza paraocchi.
E sembra, rispetto al gianrobertismo, una sorta di continuazione non fricchettona, poco spettacolare e meno visionaria. Più aderente a un'ideologia appunto alla Rousseau il quale però, come diceva Leonardo Sciascia che aveva sempre ragione, «è stato il creatore di tutti gli ismi più micidiali ed è all'origine di tutte le disgrazie del 900. Ma questo è un altro secolo. E Davide il Timido ha capito che il solo web non basta e si va a giocare la sua leadership anche in tivvù. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero