Apre la boutique della Caritas: capi firmati rimessi a nuovo da profughi divenuti sarti

Apre la boutique della Caritas: capi firmati rimessi a nuovo da profughi divenuti sarti
Città del Vaticano - Chic, prezzi simbolici, cuore grande. A via Monza 4, a Roma, è stata inaugurata stamattina una boutique molto particolare. Gli abiti e gli...

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Città del Vaticano - Chic, prezzi simbolici, cuore grande. A via Monza 4, a Roma, è stata inaugurata stamattina una boutique molto particolare. Gli abiti e gli accessori in vendita, la maggior parte dei quali firmati, sono stati rimessi a nuovo da un team sartoriale di alto livello appositamente preparato nei laboratori della Caritas. Giovani donne di varia nazionalità, senegalesi, nigeriane, del Bangladesh, con alle spalle storie di sfruttamento e miseria, attualmente richiedenti asilo, hanno imparato un mestiere e dato vita ad un circuito sartoriale e di vendita di manufatti di qualità.


Gonne in tulle, top merlettati, tubini , completi di lino, eleganti camicie in chiffon. L’intero ricavato della "Boutique 
solidale" permetterà di potenziare il laboratorio stesso, incrementando 
il numero dei partecipanti e aumentando i corsi di formazione. Il 
gruppo di lavoro naturalmente riceve un rimborso spese per l’opera 
svolta, anche se l'obiettivo maggiore è di arrivare ad un pieno reinserimento sociale di persone 
svantaggiate. “Vogliamo rendere consapevole la città 
dell’importanza del riuso e del riciclo, diffondendo l’idea che 
ciò che è di seconda mano può trasformarsi in moda, oltre che divenire una fonte di lavoro 
per chi dal mercato del lavoro è escluso” dicono gli organizzatori.

"La solidarietà significa rendersi 
conto della persona che si ha davanti e metterla in condizione di 
camminare con le proprie gambe, a ritrovare la dignità del 
proprio vivere; l’apertura di questa boutique della solidarietà 
significa proprio questo: noi vogliamo aiutare le persone a dire 
a loro stesse ’io mangio con il lavoro delle mie mani’ spiega monsignor Enrico 
Feroci, direttore della Caritas.


Sugli scaffali della boutique tanti capi 
di abbigliamento ricevuti in donazione e rimessi a modello dagli 
ospiti delle strutture Caritas, a prezzi simbolici. Gonne a 5 euro, pantaloni a 15, abiti da cocktail a 30 euro. Il primo scontrino è stato fatto alla rappresentante di Telefono Rosa: 10 euro, una camicia in seta bianca e nera. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero