Cremona, carabiniere "falsifica" una denuncia ma il Tar lo reintregra sul posto di lavoro

Una operazione di verifica su auto rubata
Aveva mandato una richiesta documenti ad una questura vicina "falsa" o comunque inviata dal computer di casa con carta intestata, per aiutare il concessionario...

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Aveva mandato una richiesta documenti ad una questura vicina "falsa" o comunque inviata dal computer di casa con carta intestata, per aiutare il concessionario automobilistico dove lavorava il figlio. Un fatto "grave" per lo "status di militare e appartentente all'Arma, aveva deciso la Difesa che ha trasferito il carabiniere da Cremona ad altra sede. La scorsa settimana, però, il Tar del Lazio ha deciso di reintegrarlo sul suo posto di lavoro. 


I fatti risalgono al 2016 quando l'uomo, in servizio in provincia di Cremona, riceve un sollecito da parte dei proprietari del concessionario automobilistico dove è impiegato il figlio, che hanno da tempo denunciato il furto di una vettura. L'appuntato manda la richiesta di documenti ulteriori ad una questura vicina dal computer di casa ma usando carta intestata dei Carabinieri, forse falsa. Un motivo sufficente per trasferirlo, decide il ministero della Difesa.  

I giudici amministrativi, invece, con la sentenza della scorsa settimana hanno valutato credibile, invece, la versione del carabiniere, che è stato anche assolto in sede penale. L'uomo, si legge nella sentenza, "ha sempre sostenuto, anche nelle sue difese in ambito disciplinare, che con il fax aveva solo inteso dar una mano ai legali rappresentanti della Concessionaria, in modo disinteressato, per ricambiare la disponibilità che, come altre ditte del settore di Casalmaggiore, la stessa aveva sempre dimostrato verso l’Arma".

La sanzione del trasferimento, dicono i membri del Tar è sproporzionata rispetto al fatto, avvenuto nel 2016: "Ritiene, infatti, il Collegio che vizio che rende illegittimo di provvedimento di perdita del grado sia la violazione del principio di proporzionalità", si legge nella sentenza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero