Caporalato, Martina: «La legge ha aumentato contrasto, ora nuova fase per la prevenzione»

È un esercito di 400mila persone. Invisibili, che lavorano 12 ore al giorno, per le quali vengono pagati al massimo 20 euro. L'80% di loro è straniero e non...

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È un esercito di 400mila persone. Invisibili, che lavorano 12 ore al giorno, per le quali vengono pagati al massimo 20 euro. L'80% di loro è straniero e non conosce altra vita al di fuori dell'impiego a cui è costretto.


Da un anno c'è una legge che prova a contrastare il fenomeno, e in occasione dell'anniversario si è svolta al Ministero delle politiche agricole e forestali una riunione, a cui hanno partecipato i titolari di Interni, Giustizia e Lavoro: Minniti, Orlando e Poletti, oltre al ministro dell'agricoltura Maurizio Martina. L'incontro è servito ad analizzare l'efficacia della legge.

Secondo Martina «nell'ultimo anno il contrasto al caporalato si è rafforzato. Lo dicono le decine di indagini aperte e l'aumento dei controlli. Abbiamo dati positivi anche di crescita del lavoro in agricoltura con +5% degli occupati e +7% dei contributi versati». Martina ha poi annunciato l'apertura di una nuova fase per la prevenzione, che partirà da Foggia.

«È un luogo simbolo, per la presenza di migliaia di aziende agricole che rispettano la legge e subiscono la concorrenza sleale di chi sfrutta. Vogliamo difendere concretamente i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso un’innovazione dell’intermediazione del lavoro».

L’obiettivo del ministero è quello di avviare uno strumento che renda più facile alle aziende agricole reperire manodopera regolare. «A questo scopo, entro 30 giorni, abbiamo chiesto che venga avviata la sezione territoriale di Foggia della Rete del lavoro agricolo di qualità. Vogliamo rendere sempre più forte la Rete e per questo chiedo alle Regioni di inserire per le imprese iscritte una premialità nell’accesso ai Programmi di sviluppo rurale come fatto già da alcune di loro».


Il fenomeno del caporalato è una piaga che colpisce in particolare il Sud Italia. Secondo gli ultimi dati disponibili, sarebbero 400mila le persone costretta a vivere e lavorare in condizioni di miseria e sfruttamento. Il 72% di loro si ammala durante il lavoro, per il quale non ha nessuna tutela: nella maggioranza dei casi i lavoratori non hanno accesso né ad acqua corrente né a servizi igienici. 
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Il Messaggero