Per perseguire il reato di immigrazione clandestina, «la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa,...
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La lotta a «ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista», deve essere condotta «nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato». È l'appello rivolto da Canzio nella sua relazione in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. «Diversamente tradiremmo la memoria» dei magistrati «caduti in difesa dei più alti valori democratici», come Emilio Alessandrini, « e non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato».
È rivolto al giudice Alessandrini, «titolare delle indagini sulla strage di Piazza Fontana e sul terrorismo di destra e di sinistra, colpito a morte da un gruppo di fuoco di Prima linea», il primo "tributo" di Canzio alla memoria dei magistrati uccisi per il loro lavoro. Oltre al «sacrificio» di Alessandrini, il Primo presidente ricorda quello di Guido Galli, Mario Amato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme ai «tanti magistrati vittime del terrorismo e della mafia». Non sono stati degli «eroi (come mai avrebbero voluto definirsi), ma un modello di riferimento al quale ogni magistrato dovrebbe ispirarsi per il messaggio di speranza, fiducia, forza della ragione e della democrazia contro la violenza e le farneticazioni di coloro nei quali si annida il "cuore di tenebra", traendo dal loro fulgido esempio un monito per la legittimazione, la credibilità, l'autorevolezza della giurisdizione».
«Sarebbe auspicabile, pur nella mutevolezza degli aspetti economico-sociali da cui è contraddistinta la modernità, che il Legislatore evitasse d'intervenire sul tessuto normativo con modifiche troppo frequenti, spesso ispirate a logiche emergenziali poco attente ai profili sistematici dell'ordinamento, rendendo così difficile il formarsi di orientamenti giurisprudenziali di lungo periodo e, per ciò stesso, più stabili e affidabili», auspica il Primo presidente della Cassazione.
Orlando: «Nuovi diritti per una società che cambia». «L'attività del giudice, quella di applicare la legge al caso concreto, non può sottrarsi al cambiamento. Il riconoscimento di nuovi diritti è appunto questo: l'applicazione di principi fondamentali ad una società che è cambiata. La presunta supplenza» della giustizia «si determina quando la politica non sa fare altrettanto». Lo ha detto il ministro della giustizia, Andrea Orlando, nel suo intervento all'inaugurazione dell'Anno giudiziario.
«Con orgoglio possiamo dire che l'Unione Europea è tuttora la regione del mondo in cui più ampio e più protetto è lo spazio incomprimibile dei diritti fondamentali», ha continuato Orlando, «Per questo è il bersaglio di tutti i fondamentalismi e gli oscurantismi. Va scongiurata ogni contrapposizione tra diritti sociali e diritti civili, tra fedi religiose e fedi politiche, tra credenti e non credenti. E va così evitata la lacerazione del tessuto dei rapporti giuridici da cui dipende la nostra libertà. Il significato politico e ideale di Schengen sta qui. E non possiamo rinunciarvi».
Raffaele Cantone, anticorruzione. Dell'intervento del Presidente Giovanni Canzio «ho apprezzato il fatto che abbia affrontato una serie di problematiche.
Il Messaggero