Camere, intesa Lega e M5s su Giorgetti e Toninelli: tensione nel centrodestra

Giorgetti (ansa)
Le presidenze delle Camere ai vincitori, sostengono, seppur con toni diversi Di Maio e Salvini. Sulla carta M5S e Lega hanno i numeri per farlo e uno schema di intesa è...

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Le presidenze delle Camere ai vincitori, sostengono, seppur con toni diversi Di Maio e Salvini. Sulla carta M5S e Lega hanno i numeri per farlo e uno schema di intesa è già pronto e prevede Danilo Toninelli al Senato e Giancarlo Giorgetti alla Camera. Il Pd si è chiamato fuori da tempo riconoscendo lo schema grillin-leghista, ma su modalità e nomi le resistenze cominciano a sorgere sia all'interno del M5S che nel centrodestra.


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«Se Salvini si elegge i presidenti delle Camere con i grillini, fa il governo con loro», sostengono dentro Forza Italia che in serata diffonde un comunicato che è una sorta di altolà a Salvini. Della questione il segretario della Lega intende parlare sia con Berlusconi che con la Meloni. Ottenere la presidenza di una delle due camere per poi andare alle consultazioni non più come candidato del centrodestra, non sembra un affare anche per il leader del Carroccio.

LO SCRUTINIO
Berlusconi e la Meloni da qualche giorno seguono con una certa attenzione le mosse del segretario della Lega che oggi riunirà il consiglio federale prima di volare a Strasburgo per dimettersi da parlamentare europeo. Berlusconi ha già fatto sapere a Salvini che la Lega, esprimendo il candidato premier, non può pretendere anche la poltrona di palazzo Madama dove siede la seconda carica dello Stato. Paolo Romani è il candidato azzurro per palazzo Madama, anche perché il Cavaliere punta a una rotazione dei capigruppo che - a differenza di quanto accaduto nel M5S dove sono stati nominati da Di Maio - si dovrebbero votare a scrutinio segreto sostituendo Brunetta con la Gelmini e lo stesso Romani con la Bernini. Salvini però non intende mollare. Pretende per la Lega una delle due presidenze ma non vuole rompere con gli alleati prima delle consultazioni.

In attesa di conoscere quale equilibrio troverà il centrodestra, nel M5S è partita la lotta sia alla Camera che al Senato. A Palazzo Madama c'è chi, come Paola Taverna, fa pesare i voti ottenuti alle parlamentarie. Chi contesta Toninelli accusandolo di eccessiva arrendevolezza alla linea Di Maio, chi spinge sul primo capogruppo grillino Vito Crimi e chi sul super ortodosso Nicola Morra. Non va meglio alla Camera. Roberto Fico sostiene di non aspirare alla poltrona che fu della Boldrini anche per non allarmare Luigi Di Maio che, una volta sfumato palazzo Chigi, potrebbe ritrovarsi a competere di nuovo con il leader degli ortodossi particolarmente rafforzato dal ruolo istituzionale. In pista resta Emilio Carelli, giornalista con un passato nelle reti Mediaset e che vanta ancora buoni rapporti con Berlusconi e i suoi collaboratori. L'eventuale accoppiata Carelli-Romani andrebbe molto bene al Cavaliere, ma non a Salvini che vorrebbe ribaltare il gioco e lasciare ai 5S palazzo Madama.

L'INTESA

Resta il fatto, e in attesa che l'intesa si componga, che al Cavaliere pesa molto dover unire i voti di FI a quelli dei grillini. Comunque - in caso di accordo centrodestra-M5S - la votazione potrebbe avvenire il 24 in contemporanea in modo da evitare sorprese. Sul fronte della possibile costituzione di una maggioranza di governo, la direzione del Pd di oggi pomeriggio certificherà il no del Pd a comporre maggioranze per favorire governi con Di Maio o Salvini premier, magari per realizzare o il reddito di cittadinanza o la flat tax. Nel partito resta solo Emiliano a sostenere la necessità di un'intesa con i grillini, ma nel partito e nei gruppi il governatore della Puglia non ha il peso per poter cambiare la linea che oggi verrà ribadita dal neosegretario dem Maurizio Martina. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero