Il cambiamento e le attese della capitale

Il cambiamento e le attese della capitale
Comincia un nuovo capitolo di una storia che viene da lontano. Sul finire del secondo mandato del sindaco Veltroni, il Messaggero chiese espressamente per la città di Roma...

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Comincia un nuovo capitolo di una storia che viene da lontano. Sul finire del secondo mandato del sindaco Veltroni, il Messaggero chiese espressamente per la città di Roma un sostanziale cambiamento che di fatto si traducesse in una discontinuità rispetto alla gestione della Capitale esercitata dalla sinistra di allora. Discontinuità che del resto venne pubblicamente sollecitata dall’editore di questo giornale in una dichiarazione all’agenzia Ansa. Seguirono le elezioni e la vittoria di Gianni Alemanno che di discontinuo aveva solo il colore della casacca politica. Ne scaturì una stagione difficile e fallimentare. Tanto che le successive elezioni portarono alla vittoria del candidato del Pd, Ignazio Marino, sull’onda di un invocato rinnovamento che invece non ci fu. E che, in realtà, era stato sbandierato per coprire la continuità dei giochi politici di corrente, sottocorrente e fazione all’interno del partito democratico. Il risultato fu una stagione infausta che ci ha portato, nell’autunno scorso, al commissariamento del Campidoglio fino alle elezioni che si sono appena tenute.


 


Il frutto di questo processo è rappresentato dalla vittoria di Virginia Raggi. Successo dovuto allo scontento dei romani nei confronti di un Pd diviso, non rinnovato, e improduttivo. Nonché alla frantumazione del centrodestra che si è presentato alle urne con due candidati, condannandosi a sconfitta sicura. Adesso ha vinto il “nuovo”, all’insegna della battaglia per l’onestà a cui dovrà altrettanto rigorosamente corrispondere l’efficienza. Insomma, rispettare le regole ma garantendo un alto livello di competenza e un’attitudine squisitamente pratica alla soluzione dei gravi problemi di Roma.


Perciò l’augurio a Virginia Raggi, che si è autodefinita «sindaco di tutti» (come del resto dovrebbe essere per ogni sindaco legittimato dal voto popolare), è che il suo mandato abbia successo nell’interesse dei romani. Il giudizio di questo giornale, per non essere un pregiudizio, non potrà che arrivare fra qualche tempo. Quando si vedranno i primi atti e i primi effetti di questo nuovo corso politico-amministrativo. A un’investitura forte deve corrispondere una risposta altrettanto forte.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero