A quaranta giorni dalle dimissioni di Federica Guidi, il ministero dello Sviluppo economico ha finalmente un nuovo titolare. Il nome buono, scelto da Matteo Renzi al termine di...
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LUNGA ESPERIENZA
Il governo aveva difeso la decisione di scegliere un non diplomatico come parte delle proprie prerogative, per quanto eccezionale e riservata a situazioni molto particolari. Calenda, nipote di Luigi Comencini (è figlio di Cristina), 43 anni compiuti un mese fa, ha una lunga esperienza come dirigente d'azienda. Dopo aver lavorato in Ferrari ha guidato l'ufficio marketing di Sky ed stato, tra il 2004 e il 2008, direttore dell'area strategica e affari internazionali di Confindustria durante la presidenza Montezemolo. Come Vice ministro ha condotto numerose delegazioni di imprenditori italiani all'estero e promosso gli investimenti stranieri in Italia, mostrandosi particolarmente favorevole all'acquisto dall'estero di aziende italiane. «Lo avevamo mandato a Bruxelles, non immaginavamo lo scandalo che ha portato alle dimissioni della Guidi» ha puntualizzato Renzi. E a tal proposito, Renzi ha sottolineato come sia «importante che qualche ministro, qualche politico si dimetta». «Purtroppo - ha continuato - c'è stato uno scandalo, una pagina brutta, mi dispiace molto personalmente per quello che è successo a Federica Guidi, ma lei almeno ha avuto il coraggio ed il buonsenso di rassegnare le dimissioni». Quindi, parlando della scelta di Calenda, Renzi ha spiegato quale deve essere il profilo del titolare dello Sviluppo economico. «A noi serve uno che sia in grado di maneggiare un ministero importante come quello - ha detto - e che abbia l'intelligenza per ragionare del futuro, che vuol dire innovazione, manifattura 4.0, investimenti nelle aree di crisi».
ITER DELICATO
In effetti sono molti i dossier che Calenda dovrà affrontare. C'è innanzitutto il provvedimento al quale era stato dato il nome di “Finanza per lo Sviluppo” di cui il ministro dell'Economia Padoan ha annunciato il varo in tempi brevi. Al testo, che dovrebbe prendere la forma di un decreto legge per la competitività, lavoravano entrambi i dicasteri e una parte significativa delle norme ricade nelle competenze del Mise. Accanto alla detassazione degli investimenti nelle piccole e medie imprese da parte dei privati (attraverso appositi titoli) lo schema prevedeva infatti una delicata riorganizzazione degli incentivi alle imprese, con l'obiettivo di incrementarne l'efficacia ma anche di semplificare e razionalizzare gli adempimenti. Giace invece in Parlamento il disegno di legge sulla concorrenza, testo che raccoglie tra l'altro le segnalazioni dell'Autorità Antitrust. L'iter è iniziato da oltre un anno, e l'obiettivo del governo sarebbe portarlo a termine per il mese di giugno. Ma data la materia questo provvedimento è particolarmente delicato per le pressioni delle categorie interessate e il ruolo del ministro è decisivo per una equilibrata composizione degli interessi in campo. Tra i nodi più intricati che dovranno essere sciolti ci sono quelli che riguardano le farmacie e i notai. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero