Dal 7 gennaio del massacro di Charlie Hebdo, al 13 novembre della mattanza di Parigi, al 22 marzo delle stragi di Bruxelles. Dal coprifuoco decretato nella capitale belga a fine...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ai primi di dicembre, dopo le stragi di Parigi, è emerso che i nomi dei fratelli Abdeslam, il Brahim che si era fatto esplodere a Parigi ed il Salah che ci aveva ripensato, erano stati segnalati da mesi all'Europol. Eppure avevano viaggiato indisturbati per mesi. Ed il coordinatore dell'antiterrorismo europeo, Gilles de Kerchove, ancora a dicembre era costretto a ricordare che «la cosa più importante è rafforzare l'immissione dei dati» nel database europeo Sis II. La nascita di un servizio di intelligence europeo resta però un'utopia. A gennaio presso l'Europol è stato avviato lo Ecdc (centro di eccellenza antiterrorismo europeo). Ma non è neppure l'abbozzo di quella Fbi europea che in realtà «non è consentita dai Trattati», che riservano ai singoli Stati le competenze in materia di sicurezza, come osservato da de Kerchove.
E se anche gli attentati hanno spinto alla collaborazione diretta bilaterale tra Francia e Belgio, i servizi di informazione di Bruxelles sono sotto accusa. Troppo frammentati, incapaci di dialogare tra loro, a perfetta immagine di uno Stato federale diviso dalla lingua, con livelli sovrapposti - comunali, regionali e federali - di governo e burocrazia. Quattro giorni fa veniva celebrata come una vittoria la cattura di Salah Abdeslam. Ma veniva anche lasciato a livello 3 su 4 il livello di minaccia terroristica. Ed appena la settimana scorsa la televisione pubblica belga aveva rivelato che in un documento della Commissione P (il servizio di indagine interna della polizia) presentato in un'audizione parlamentare a porte chiuse erano emerse palesi «mancanze e debolezze», alcune delle quali persino «tecnologiche» e «rimaste irrisolte» per problemi di budget e mancanza di personale qualificato.
Eppure il Belgio è il paese con il più alto numero percentuale di foreign fighter: oltre 40 per milione di abitanti, più del doppio della Francia. «I belgi hanno davvero un problema enorme.
Il Messaggero