Una fine atroce a 12mila metri di altezza, senza più ossigeno e a una temperatura di 50 gradi sottozero. Il cadavere di un africano è stato trovato nel vano del...
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Lo ha confermato Geert Sciot, portavoce della compagnia aerea. Il corpo «di un uomo africano sconosciuto», ha spiegato, è stato rinvenuto dagli addetti alla manutenzione del velivolo. La polizia ha aperto una inchiesta sulla morte dell'uomo, che era privo di documenti. Un'analoga inchiesta è stata avviata all'aeroporto di Dakar dove evidentemente il migrante è riuscito a violare i sistemi di sicurezza: una circostanza che riapre pesanti interrogativi sulla sicurezza degli scali africani e sui controlli sui velivoli che devono essere effettuati prima del decollo. Se persino un uomo riesce a diventare "invisibile", diventa purtroppo ipotizzabile l'azione di un kamikaze o di un attentatore in grado di nascondere una bomba a tempo o dotata di un innesco barometrico.
Alcune zone della fusoliera riservata ai bagagli sono pressurizzate e riscaldate (ad esempio quelle in cui viaggiano gli animali), ma è più difficile intrufolarvisi perché più controllate. Incredibilmente, tuttavia, per quanto rarissimo, qualcuno riesce a sopravvivere anche viaggiando nel vano carrello in condizioni impossibili: fra i casi più recenti quello del giugno scorso a Londra, quando due uomini precipitarono da un'altezza di poco più di 400 metri da un Jumbo della British Airways decollato da Johannesburg e in "finale" su Heathrow: uno di loro venne trovato ancora vivo, sia pure in condizioni disperate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero