Al Jazeera e il Guardian accusano l'Italia. «Ha pagato per il riscatto degli ostaggi in Somalia e Siria», denunciano in riferimento ai casi di Bruno Pellizzari, Domenico...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Pellizzari, rapito nel 2010 in Tanzania assieme alla compagna sudafricana Deborah (Debbie) Calitz, venne liberato in Somalia nell'estate del 2012. Secondo la versione ufficiale del governo italiano (il premier all'epoca era Mario Monti e Giulio Terzi ministro degli Esteri), corroborata da quello somalo, la coppia riacquistò la libertà grazie a un blitz delle forze di Mogadiscio contro gli islamici di al Shabaab. Oggi Guardian e al Jazeera incalzano: «L'intelligence ha mentito sull'operazione per liberare Pellizzari per coprire il pagamento di un riscatto da 525.000 dollari», affermano citando un documento degli 007 sudafricani. E i rapitori erano «i pirati somali», non i militanti islamici. Ma non c'è solo un documento segreto di dubbia provenienza. A confermare il presunto pagamento arrivano le rivelazioni dei diretti interessati: «Ci fecero un briefing per spiegarci cosa non dire, e questa (il riscatto, ndr) era una di quelle», sostiene Calitz nel documentario-inchiesta di al Jazeera.
Nel video mandato in onda oggi dall'emittente panaraba, la donna appare accanto al compagno Bruno, che sorride. «Ci dissero di non rivelare che avevano pagato», conferma anche la sorella di Pellizzari, Vera Hecht. «I somali avrebbero seppellito Bruno e Debbie, sarebbero morti», aggiunge la donna, spiegando che solo l'intervento italiano ha salvato i suoi cari. Il documentario è l'ultimo capitolo - intitolato «L'Italia ha pagato riscatti in Somalia e Siria» - della serie "Spy cables", le centinaia di documenti segreti che l'emittente basata in Qatar ha annunciato di aver ottenuto all'inizio di quest'anno. «Pagine e pagine» del servizio segreto sudafricano che includerebbero «carteggi con il Mossad, l'MI6 britannico, l'Fsb russo, e l'Asio australiano».
Il nuovo capitolo degli Spy cables prosegue con una serie di interviste a «combattenti siriani» che affermano di aver «visto con i propri occhi» il denaro contante «pagato dagli italiani per il riscatto di Domenico Quirico» in Siria. «Il denaro consisteva in pacchi di plastica da 100.000 dollari ciascuno», afferma un altro siriano presentato come «negoziatore». Al Jazeera prosegue: «Il governo italiano ha detto che il riscatto da 4 milioni di dollari è stato raccolto dai familiari degli ostaggi (con Quirico venne liberato anche un giornalista belga, ndr), ma la famiglia smentisce, e anche Quirico afferma di non sapere di alcun riscatto pagato dalla sua famiglia».
Il documentario si conclude con il caso Greta Marzullo e Vanessa Ramelli: il 5 ottobre scorso la corte islamica di Abizmu, la località a sud-ovest di Aleppo dove le due cooperanti erano scomparse il primo agosto 2014, ha «condannato» uno dei capi-milizia locali coinvolti nel sequestro perchè «reo confesso» di essersi intascato cinque dei 12 milioni di dollari e mezzo (poco più di 11 milioni di euro) «pagati per la liberazione» delle italiane. Le due vennero liberate il 15 gennaio 2015. Al Jazeera afferma oggi di avere «le foto esclusive del denaro»: nel video si mostra un tavolo con diversi pacchi di banconote - «11 milioni di euro», dice al Jazeera - con sopra un cartello e la data «7 gennaio 2015». Sulla vicenda del pagamento dei riscatti «il governo ha già detto tutto», sottolineano fonti dell'Aise. E il governo italiano ha sempre negato la circostanza.
Gli 007 invitano «a grande senso di responsabilità, soprattutto in questo momento, quando ci sono attività in corso che riguardano rapiti all'estero e vite in ballo».
Il Messaggero