Acerra, negozio bruciato: l'attentatore filmato mentre innesca le fiamme

Il video girato da una telecamera a circuito chiuso è davvero impressionante. Fa vedere quando alle cinque del mattino del 5 novembre un attentatore, il volto travisato da...

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Il video girato da una telecamera a circuito chiuso è davvero impressionante. Fa vedere quando alle cinque del mattino del 5 novembre un attentatore, il volto travisato da una sciarpa, piazza in pieno centro storico una bomba e una bottiglia piena di benzina sull'uscio del negozio da distruggere, che è di un commerciante quarantenne, Giuseppe Di Buono. L'attentatore giunge sul posto imbracciando un ombrello e impugnando una busta della spesa, in cui c'è una bomba. Una scelta questa dell'ombrello e della busta fatta dal criminale forse decisa per non destare troppi sospetti da parte di chi potrebbe avvistarlo nel tragitto a piedi dalla zona da cui sta provendendo al negozio. Quindi viene piazzata la busta sull'uscio della bigiotteria.

L'attentatore poi torna indietro a prendere una bottiglia piena di benzina che utilizzerà per innescare la bomba. Sparge della benzina sulla porta del negozio e lascia la bottiglia ancora piena del liquido infiammabile accanto alla busta contenente la bomba. A quel punto dà fuoco e scappa. Dopo qualche secondo c'è il primo scoppio, quello della bottiglia, che sprizza fiamme anche sulla strada. In un secondo video si vede che due vigilantes accorrono sul posto per spegnere l'incendio con un piccolo estintore. Subito dopo i due si allontanano perchè insopettiti da quella busta. E' un intuito che li salva perchè la busta nello spazio di qualche minuto esplode. Questa seconda deflagrazione è potentissima. Rompe i vetri bilndati del negozio. Quindi la gente scende dai palazzi a dare una mano con dei secchi pieni di acqua per spegnere le fiamme. Intanto Giuseppe Di Buono si sente solo: "E' il secondo attentato in pochi mesi: mi hanno abbandonato tutti. Vogliono eliminare la mia attività".                                                  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero