Gli atti commessi dalle forze dell'ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono atti di tortura. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato...
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«I ricorrenti, trattati come oggetti per mano del potere pubblico, hanno vissuto durante tutta la durata della loro detenzione in un luogo 'di non dirittò dove le garanzie più elementari erano state sospese». Cosi i giudici di Strasburgo definiscono, nella sentenza di condanna dell'Italia, la situazione vissuta da 48 persone a Bolzaneto. I togati evidenziano inoltre che «l'insieme dei fatti emersi dimostra che i membri della polizia presenti, gli agenti semplici, e per estensione, la catena di comando, hanno gravemente contravvenuto al loro dovere deontologico primario di proteggere le persone poste sotto la loro sorveglianza». Nella sentenza è anche messo in risalto il fatto che «nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti».
E la Corte osserva che questo è stato causato principalmente da due elementi. Il primo, dicono i giudici, è stata l'impossibilità di identificare gli agenti coinvolti, sia perché a Bolzaneto non portavano segni distintivi sulle uniformi, che per la mancanza di cooperazione della polizia con la magistratura. Il secondo fattore invece «sono le lacune strutturali dell'ordine giuridico italiano» al tempo dei fatti. Nella sentenza la Corte afferma di «aver preso nota della nuova legge sulla tortura entrata in vigore il 18 luglio di questo anno, ma che le nuove disposizioni non possono essere applicate a questo caso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero