Giulio Caria, 35enne sardo, accusato di aver ucciso la compagna Silvia Caramazza al culmine di una relazione punteggiata da vessazioni e persecuzioni, e di averne nascosto il...
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Nel processo in rito abbreviato davanti al gup Gianluca Petragnani Gelosi, il pm Maria Gabriella Tavano aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Caria era imputato per omicidio volontario aggravato da stalking (iniziato a ottobre 2011), e dall'aver agito con crudeltà, oltre che tra le altre cose, di occultamento di cadavere.
Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di risarcimento all'Unione Donne Italiane (Udi) e al Comune di Bologna, ente quest'ultimo che per la prima volta aveva deciso di costituirsi parte civile in un procedimento per un femminicidio. «Noi siamo soddisfatti per la pena - ha spiegato l'avvocato Rossella Mariuz, per l'Udi - e non tanto per il danno economico. La nostra era solo una richiesta formale per stare nel processo. Su questo punto tutte le parti civili sono sempre state concordi. Non si mirava al risarcimento, che comunque molto probabilmente non ci sarà, ma volevamo esserci. In questa città c'è tanto associazionismo femminile, e ci sono tante istituzioni che su questi temi combattono e lavorano assieme. E volevamo essere assieme anche in questo processo. Le cifre sono basse, ma sono solo provvisionali, e poi l'importante è che ogni parte civile abbia detto quello che doveva dire e abbia dato il suo apporto al processo che è stato condotto con molto equilibrio dal Gup». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero