Risponde al telefono con una voce ferma. «Mi rendo conto di avere postato una riflessione imprudente. Sono parole che non rispecchiano il concetto che volevo fare...
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Sta dicendo che si è sbagliato e in quel momento non si rendeva conto di quello che stava scrivendo?
«Il sentimento che provo per quella ragazza è la pietà. La mia voleva essere una provocazione ma ho dosato male le parole. Il fatto è che non possiamo più solo limitarci a provare pietà di fronte a quello che osserviamo ogni giorno, qui a Bologna. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche».
Ci spiega meglio?
«Alla base di tanti stupri, così come alla base di un comportamento condannabile da parte di troppi ragazzi, vi è la cultura dello sballo. Io penso che gli educatori, le famiglie, la società debbano indirizzare i giovani su altro. Purtroppo il mainstream è che sia possibile e lecito sballarsi con qualsiasi cosa, con tutto».
Lei in parrocchia ne parla?
«Ogni volta che ci sono notizie di stupri affronto la questione con i ragazzi apertamente. Lo faccio in parrocchia ma bisognerebbe fare campagne ovunque. La cultura dello sballo è deleteria. Tante tragedie potrebbero essere evitate e per una ragazza uno stupro è sempre una trauma difficile da superare».
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Il Messaggero