Città del Vaticano Per secoli e secoli le popolazioni andine hanno masticato foglie di coca per combattere il freddo, la fame e il mal di montagna. Una tradizione millenaria,...
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«Potete anche voi farlo, se desiderate - ha proseguito padre Lombardi durante il briefing di presentazione del prossimo viaggio di papa Francesco in America Latina - se c'è una tisana specifica per l'altitudine, non mi stupirei, visto che il Papa è contento di partecipare a queste forme di condivisione».
Masticare delle foglie di coca per qualche minuto addormenta le labbra e la gola. Se la si deglutisce, invece, il risultato è di un forte mal di stomaco. Se si beve il the di coca o si masticano foglie si risulta positivi al test della coca per un mese. Cosa che a volte succede ai piloti che atterrano a La Paz e non conoscono questo effetto collaterale. Nel caso Papa Bergoglio anche risulterà positivo ai test.
Le piantagioni di coca sono oggetto di una querelle internazionale. Da tempo, infatti, le piantagioni boliviane hanno ormai da tempo superato le dimensioni sufficienti per un tipo di consumo officinale, raggiungendo estensioni e livelli che rendono difficile parlare di una semplice tradizione da preservare. Nel 1961 la Convenzione sugli Stupefacenti delle Nazioni Unite aveva stabilito il divieto della coltivazione e del consumo di foglie di coca, dando ai paesi produttori venticinque anni di tempo per sbarazzarsi della pratica. Ma dopo quasi cinquant’anni – forte di una tradizione millenaria – la coltivazione di coca è tuttora legale in alcune parti di Bolivia e Perù, mentre il consumo di foglie di coca è legale in Bolivia, Perù, Argentina e alcune parti della Colombia.
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Il Messaggero