Il ragazzo che si chiama Blu: «Mi rende unico, mai pensato di cambiare»

Il ragazzo che si chiama Blu: «Mi rende unico, mai pensato di cambiare»
Blu classe 99, ultimo anno al liceo Tasso, è molto orgoglioso del suo nome, ne parla come qualcosa di cui non farebbe mai a meno. Un tratto che, in qualche modo, rende...

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Blu classe 99, ultimo anno al liceo Tasso, è molto orgoglioso del suo nome, ne parla come qualcosa di cui non farebbe mai a meno. Un tratto che, in qualche modo, rende questo millenial un po' speciale. Nessuno dimentica mai come si chiama. «Non mi è mai passato per la mente di cambiarlo - dice - il nome è qualcosa che ci caratterizza, qualsiasi esso sia. Non credo ci debbano essere restrizioni su questo punto, anche nel caso del nome più insolito. Anzi, forse, è proprio un nome insolito a renderci unici come persone. E per me è esattamente così».


La decisione della procura di Milano di imporre a una coppia di genitori di modificare la scelta per la propria figlia lo sorprende: «Non mi era mai capitato di sentire una cosa del genere». Per lui, non è mai stato un problema il fatto che Blu non denotasse con chiarezza il genere: «Alle medie, avevo un'amica che si chiamava Blu, eravamo a scuola insieme. Questa cosa ci divertiva molto, ci sembrava fica. Che importa, qualche volta è un nome da femmina, qualche volta da maschio. O è solo un colore. La scelta di assegnarlo a una ragazzo o a una ragazza è indifferente, ma di certo deve essere libera».

E a questo nome, che lo rende speciale, Blu è affezionato: «Mi è sempre piaciuto - aggiunge - chi mi conosce da dieci minuti si ricorda di me. Tranne che per la mia ex compagna, in genere, c'è soltanto un Blu in una scuola. Forse, quando ero piccolo, qualcuno mi ha preso un po' in giro, ma non mi è mai pesato, erano cose da bambini».
In realtà all'anagrafe Blu è registrato come Blu Diego, «Forse - aggiunge - anche i miei genitori hanno dovuto aggirare un problema. Questo non lo so. Non ne ho mai sentito parlare, non credo sia andata così. La mia amica, comunque, si chiamava Blu e basta».
Ma Blu è nato un anno prima che la legge alla quale adesso fa riferimento la procura di Milano, in base alla quale il nome deve corrispondere al sesso, entrasse in vigore.

«Mi hanno sempre chiamato Blu - racconta - tranne qualche professore, che preferisce chiamarmi Diego. Prima, però, mi chiede sempre se possa darmi fastidio».

E sul perché, per lui, sia stato scelto questo nome, aggiunge: «Credo che ai miei genitori piacesse il colore, non penso ci sia un senso davvero, volevano trovare un nome diverso, che ricordasse il mare e il cielo. È un colore, come lo è Bianca. Non si devono ricercare per forza nomi insoliti, ma quelli che per chi li sceglie abbiano un significato. E del resto, rispetto ai rilievi della procura di Milano, si può dire che ci sono anche tante bambine che si chiamano Andrea, che in origine sarebbe un nome maschile. E comunque, anche se il mio fosse l'unico non definito non penso che ci sia nulla di male. Mi piace ed è la mia identità».
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Il Messaggero