«Qui non è questione di calendario» del congresso, «quella è una tecnica. Qui il problema è se siamo il Pd o il Pdr, il Partito di Renzi. Io...
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«Non mi si dica che la questione è di calendario, perché il calendario è solo tecnica», continua Bersani. «Non accetto che siamo un partito che lascia un punto interrogativo su quello che facciamo, stiamo parlando di far dimettere Gentiloni in streaming! Non è possibile», spiega l'ex segretario. «La scissione è già avvenuta, noi ci dobbiamo chiedere come recuperiamo quelle persone che non ci votano più. E invece ieri ho visto solo dita negli occhi», aggiunge l'ex segretario.
«Noi come ogni partito normale ce l'abbiamo un canale per discutere a fondo ed eventualmente correggere la linea politica o no? Di questo stiamo discutendo. Il calendario è una tecnica che può inibire ogni discussione vera. Chi ha buonsenso ce lo metta perché la questione è seria», prosegue Bersani. «Serve consapevolezza politica: da Renzi non me lo aspetto dopo averlo sentito ieri ma da quelli che stanno attorno a lui me l'aspetto». Quindi Orlando o Franceschini? «Vediamo».
«Il collettivo non può essere un gregge. Ieri mi aspettavo un esito ben diverso, di fronte a uno sforzo difficile anche mio, nostro, mi sarei aspettato di sentir dire: ok, discutiamo. Non penso si possa andare avanti così, vediamo se qualcuno può prendere in mano la situazione», rileva ancora l'esponente del Pd parlando con i giornalisti in Transatlantico alla Camera. «Io - continua - ho visto minoranze andate lì con una apertura enorme e maggioranze che hanno espresso, salvo in un paio di interventi, notazioni critiche». A chi gli fa notare che la maggioranza Pd dice che ormai si discute da mesi, Bersani replica: «Ma dove si discute?». Per l'ex segretario se Gentiloni chiedesse un intervento chiarificatore sulla durata della legislatura «potrebbe aiutare». «Io - prosegue - voglio bene al Pd finché è il Pd, se diventa PdR (Partito di Renzi, ndr) non gli voglio più bene».
«Se perdiamo questo treno nei prossimi anni andiamo incontro a un muro, a roba sgradevole in questo Paese. E vedere il Pd andare a fondo... Serve buonsenso o son problemi seri», aggiunge. «Bisogna dirci chiaro che cosa siamo noi. Non accetto un partito che lascia un punto interrogativo su quel che vuole fare». E se Renzi convocasse il congresso non ad aprile ma a giugno? «Io non ci cado nel ridicolo», risponde. «Voglio capire se diamo un percorso ordinato e diciamo che si vota a scadenza legislatura salvo che arrivi un meteorite da Marte, ovviamente il congresso va fatto in tempi ordinari preparandolo per bene da qui a giugno, ci mettiamo alle spalle la legge elettorale in modo da capire la nostra proposta in quale contesto la mettiamo, facciamo le amministrative e prepariamo il congresso. Come? Ha detto bene Orlando, per esempio con una discussione preliminare di quadro e insieme discutendo con i mondi esterni perché il Pd non può essere autosufficiente», sottolinea Bersani.
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Il Messaggero