Berlusconi e Veronica Lario, il divorzio è più vicino: resta da fissare l'assegno di Veronica

Berlusconi e Veronica Lario, il divorzio è più vicino: resta da fissare l'assegno di Veronica
MILANO - La causa di divorzio tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi torna al tribunale di Monza. Oggi alle 15, davanti al...

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MILANO - La causa di divorzio tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi torna al tribunale di Monza.




Oggi alle 15, davanti al giudice Anna Maria Di Oreste, si terrà l'udienza per la precisazione delle conclusioni in vista della sentenza che decreterà lo scioglimento del matrimonio. La rottura definitiva tra l'ex premier e la donna che gli è stata al fianco per venticinque anni, e dalla quale ha avuto tre figli, è sempre più vicina e le trattative tra i rispettivi avvocati per stabilire le condizioni economiche sono alle fasi finali.



TRE MILIONI AL MESE

La causa avviata a Monza è partita su richiesta di Silvio Berlusconi dopo che la sentenza di separazione legale è diventata definitiva e il procedimento si svolge presso il tribunale brianzolo poiché qui aveva la residenza Veronica Lario. Lo scorso luglio il presidente Anna Maria Di Oreste, che è anche presidente dell’intero tribunale, ha deciso di ridimensionare l'assegno fissato dai colleghi di Milano alla signora per la separazione e con un’ordinanza provvisoria lo ha ridotto a 1,4 milioni al mese, 16,8 milioni l’anno.



Contro questa decisione, che permette al Cavaliere di tagliare immediatamente la cifra da versare all'ex consorte, si è schierata Veronica Lario la quale ha depositato un "reclamo" sempre alla stessa sezione famiglia della Corte d'Appello di Milano. La prima cifra venne fissata nel dicembre 2012 dalla nona sezione civile del Tribunale di Milano: sentenziò che durante la separazione Berlusconi dovesse versare alla signora tre milioni di euro al mese, pari a 100 mila euro al giorno. Veronica Lario dispone di un patromonio personale valutato attorno ai 100 milioni di euro, ma rispetto all'ex premier è il "soggetto economicamente più debole" che, come previsto dalla legge, va tutelato e al quale deve essere garantito il medesimo tenore di vita del matrimonio.



L'IRA DI BERLUSCONI

"Femministe e comuniste", furono le parola con cui Berlusconi bollò le tre giudici della nona sezione. Quindi ricorse in appello contro l'assegno faraonico e l'estate scorsa i giudici della quinta sezione civile della Corte d'Appello di Milano hanno tagliato gli alimenti a due milioni di euro al mese.



Nel frattempo il procedimento a Monza per il divorzio proseguiva su binari paralleli. E infatti, a ottobre 2013, durante la causa di divorzio, il giudice Di Oreste ha stabilito che fosse equo riconoscere all'ex moglie di Berlusconi un milione e 400 mila euro al mese, in vista del divorzio dopo il quale il livello di vita può essere ridotto. Spesso, infati, l’assegno che viene garantito per il periodo di separazione tra marito e moglie è superiore a quello da pagare dopo il divorzio, quando il vincolo tra i coniugi si è ormai infranto.



Ma, come detto, gli alimenti furono poi riportati a due milioni dalla Corte d'Appello, riaggiornado così il "quantum". Il 18 febbraio 2014 il giudice monzese ha deciso il divorzio, ma ha lasciato agli ex coniugi la possibilità di stabilire i termini economici che potrebbero andare da un unico assegno per chiudere il divorzio a una somma forfettaria.



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Il Messaggero