Mancava dal salotto di Bruno Vespa esattamente da un anno. Ma Silvio Berlusconi, nonostante ci tenga a precisare che la...
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Ma Silvio Berlusconi, nonostante ci tenga a precisare che la sua «non è una campagna elettorale», approfitta della trasmissione per rilanciare i suoi cavalli di battaglia: l'unione dei moderati «l'unico modo per competere con la sinistra»; l'intenzione di ritagliarsi un ruolo da regista: «io non posso essere ricandidato nel 2018 a causa della legge Severino»; e la necessità che tutti aderiscano al suo nuovo progetto.
Parole indirizzate a Matteo Salvini che al contrario ambisce ad avere la golden share del centrodestra: «Mi auguro - ha detto il Cav - che la Lega ne faccia parte e che ognuno rinunci ad una parte delle proprie ambizioni elettorali». Nel corso della trasmissione non mancano le punzecchiature a Matteo Renzi, nonostante l'ex premier riconosca al suo alleato di usare dei modi «garbati. Nessuno dei due attacca l'altro», ci tiene a sottolineare. Al presidente del Consiglio, il Cavaliere imputa di non essere «mai stato eletto» anzi «di essere spuntato da sotto un cavolo». Bocciata poi la politica economica: «ha fatto solo proclami ed ha aumentato le tasse». Affondo sul caso pensioni: «Renzi sta prendendo in giro i pensionati, ha definito bonus quello che è solo una mancia, deve restituire tutto».
Il cuore del suo intervento però l'ex capo del governo lo dedica al progetto che più gli sta a cuore: rimettere insieme i 'pezzì del centrodestra, e annuncia che al termine della campagna elettorale per le regionali avvierà un tour per tutte le province: «Prima del 2018 non si andrà a votare - è la convinzione - non conviene a Renzi e nemmeno ai parlamentari. Due anni e mezzo è il tempo che serve per il progetto». Per Berlusconi infatti si tratta dell'ultima occasione per il centrodestra: «O ci si unisce oppure temo che la sinistra governerà per i prossimi anni. Ecco perchè i moderati che sono la maggioranza nel Paese devono essere consapevoli del loro ruolo». Guai però a parlare del successore «non posso essere io ad indicarlo, deve venir fuori con il proprio carisma». Un invito dunque a tutti i leader presenti a misurarsi con gli elettori e magari anche attraverso le primarie.
La consultazione popolare non è amata dal Cavaliere convinto che sia «uno strumento manipolabile», ma di fronte ad un «intervento del Parlamento per regolarle allora le primarie potrebbero andare bene».
Il Messaggero