Berlusconi, gelo su Parisi: «Nessuna leadership se continua scontro con Salvini»

Silvio Berlusconi con Stefano Parisi
ROMA «Parisi è andato oltre, da tempo gli dico di finirla con gli attacchi ai dirigenti di Forza Italia, il partito resta centrale». Nessun plotone...

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ROMA «Parisi è andato oltre, da tempo gli dico di finirla con gli attacchi ai dirigenti di Forza Italia, il partito resta centrale». Nessun plotone d'esecuzione contro Toti lunedì sera a villa San Martino. Certo, il governatore ligure è stato invitato ad una maggior prudenza per salvaguardare l'unità di FI, ma per venti minuti Berlusconi nell'incontro con il suo consigliere politico non ha fatto altro, viene riferito, che criticare Mr Chili. «Ha dimostrato di non essere un valore aggiunto, ha portato pochi con se e non capisco questa sua voglia di rottamare», l'affondo dell'ex premier. Certificato poi durante un'intervista radio: «Parisi sta cercando di avere un ruolo all'interno del centrodestra ma avendo questo contrasto con Salvini non credo possa averlo».


Il diretto interessato è rimasto spiazzato dalle affermazioni dell'ex presidente del Consiglio, ma non fa una piega e va avanti: «Non ho mai voluto scavalcare Berlusconi. Non farò nessun passo indietro. Sono convinto che Berlusconi mi sosterrà, ha fatto un'intervista dicendo che noi siamo liberali-popolari. Poi non so cosa sia successo tra venerdì e domenica ma bisogna essere stabili. Sto lavorando per recuperare la fiducia tra gli italiani. Sono contrario a coalizioni che si mettono insieme con lo scotch per arrivare insieme alla elezioni. Così non va bene. Lo stesso Berlusconi è stato vittima di queste coalizioni che poi si sono rotte». Nessuna telefonata chiarificatrice tra i due, per ora è gelo: «Berlusconi si tenga Salvini, così perde. Deve decidere altrimenti la gente non capisce», premette Parisi, anche se si dice convinto che in ogni caso «il sostegno non mancherà».

BOTTA E RISPOSTA
Il duro botta e risposta ha sorpreso e non poco i big azzurri. Perché in pochi si aspettavano un attacco così violento e uno stop così forte alle ambizioni di leader dell'ex Ad di Fastweb. «Berlusconi è convinto della necessità di tenere insieme il centrodestra in tutte le sue anime», dice Toti che rivedrà il presidente azzurro nei prossimi giorni. Gongolano Brunetta e Matteoli: «Parole condivisibili: o Parisi si allinea in FI o è fuori». «Berlusconi ha voluto ribadire che il capo è lui», la lettura di deputati e senatori. Chi sentenzia il definitivo tramonto dell'ex direttore generale di Confindustria è Salvini che da domani girerà con il suo camper per l'Italia per dire No al ddl Boschi e venerdì sarà a Mosca: «E' finito, discorso chiuso che non merita neanche tre secondi di discussione». «Lui osserva il segretario del Carroccio - ci ha definito quella roba lì, ma a Firenze c'era una marea di gente perbene. Lui sta con tre veterodemocristiani che hanno cambiato diciotto partiti e rappresenta solo se stesso». E ancora: «Dice che siamo estremisti e pensa ad Alfano e Verdini. Tieniteli e goditeli. Sulla leadership decideranno i cittadini, io comunque sono pronto».

SISTEMA DI VOTO

Dunque Berlusconi di nuovo al fianco del partito di via Bellerio? «Dipende dalla legge elettorale che ci sarà», ribadisce uno dei fedelissimi del Cavaliere. Del resto lunedì ad Arcore non si è escluso affatto un ritorno al proporzionale e l'ipotesi di una legislatura Costituente. Anzi il convincimento dell'ex premier è che anche la Lega potrebbe essere interessata a modifiche all'Italicum in questa direzione. L'obiettivo comunque è tenere unito il centrodestra, non disperdere alcun tipo di energie, né avallare divisioni che potrebbero avvantaggiare Renzi. Parisi e Salvini? «Sono scontro personali, nessuna rottura definitiva, il centrodestra è compatto, lavorerà ad un programma», taglia corto Berlusconi che lunedì si è recato in Svizzera per la nascita del nuovo nipote e oggi sarà a Roma per nuove interviste sul referendum. Un messaggio spedito anche a Salvini: «I partiti che compongono il centrodestra sanno che se rompono la coalizione sono condannati all'irrilevanza». Al momento non è previsto alcun incontro tra il Cavaliere e il giovane Matteo. «E' ora che Renzi vada a casa, il governo cerca una legittimazione che non ha mai avuto. Se passa la riforma ci sarà una deriva autoritaria», ragiona Berlusconi. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il segretario della Lega. Ci saranno due partite diverse fino al 4 dicembre, esclusa per ora una manifestazione unitaria. I conti nel centrodestra si faranno dopo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero