Berlusconi-Lavitola, Palazzo Chigi sarà parte civile al processo

Berlusconi-Lavitola, Palazzo Chigi sarà parte civile al processo
Palazzo Chigi potrà chiedere i danni a Silvio Berlusconi. Il governo sarà infatti parte civile all'udienza preliminare a carico dell'ex premier e dell'ex direttore...

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Palazzo Chigi potrà chiedere i danni a Silvio Berlusconi. Il governo sarà infatti parte civile all'udienza preliminare a carico dell'ex premier e dell'ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola.




La costituzione è stata ufficializzata oggi in apertura dell'udienza preliminare, dinanzi al gup del tribunale di Bari Anna Rosa Depalo, ai due imputati, entrambi assenti, accusati di aver indotto Gianpaolo Tarantini a mentire della magistratura barese sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 da "Gianpi" nelle residenze private dell'allora capo del governo.



L'udienza è stata rinviata al 30 gennaio dopo che il procuratore aggiunto Pasquale Drago ha chiesto di acquisire le testimonianze rese nel dibattimento "escort" dalle donne della "scuderia Tarantini" e di acquisire la trascrizione delle intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Tarantini sulle quali il tribunale ha disposto una perizia che eliminerà gli omissis posti dai pm per coprire fatti non penalmente rivelanti e qualche volgarità.



«Se le ragazze dovessero confermare a dibattimento quanto dichiarato nella fase delle indagini, il processo prenderà una piega positiva per Berlusconi - spiega il difensore dell'ex premier, Niccolò Ghedini - noi ci siamo associati a questa richiesta di acquisizione perchè riteniamo possa essere utile per la difesa avere queste dichiarazioni».



Inoltre la difesa di Berlusconi, aderendo alla richiesta del pm di rinvio dell'udienza, ha chiesto la sospensione dei termini di prescrizione del reato che cadrà nel 2018. «Non siamo interessati all'eventuale prescrizione del reato - spiega l'avv. Francesco Paolo Sisto - essendo convinti della insussistenza di fatti di penale rilevanza». Non viene però esclusa da nessun difensore l'eventuale richiesta di riti alternativi.



Secondo l'accusa, Berlusconi e Lavitola hanno indotto Tarantini a mentire ai pm baresi (negli interrogatori del 29 e 31 luglio 2009) sul fatto che Berlusconi ignorasse che le ragazze che lui portava a Palazzo Grazioli, Villa Certosa e ad Arcore fossero prostitute. In cambio delle sue bugie "Gianpi" - secondo l'accusa - tra l'estate 2010 e l'agosto 2011, ricevette da Berlusconi, tramite Lavitola o la sua segretaria o il suo maggiordomo, circa 20 mila euro al mese; gli furono poi messi a disposizione, tramite Lavitola, su un conto di una banca uruguaiana 500 mila euro (solo in parte incassati da "Gianpi"), gli furono pagate le spese legali per l'inchiesta "escort" in corso a Bari, gli fu pagato l'affitto di un appartamento nel quartiere Parioli di Roma e gli fu procurato un lavoro fittizio per giustificare l'elevato tenore di vita dell'imprenditore.



Dagli atti, secondo la pubblica accusa, emerge sin dal principio dello scandalo "escort" che Tarantini tenne dinanzi ai magistrati baresi una condotta processuale volta a tenere il più possibile indenne Berlusconi dai danni alla sua immagine pubblica di capo del governo derivanti dalla divulgazione dei risvolti più eclatanti dell'inchiesta in corso nel capoluogo pugliese. In cambio, il Cavaliere si fece carico dal punto di vista economico della "situazione" Tarantini utilizzando Lavitola come intermediario e interlocutore privilegiato.
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Il Messaggero