PERUGIA Un ministro, Stefania Giannini, un premio Oscar, Roberto Benigni, la Divina Commedia, il Parlamento europeo e un Falcon in volo da Roma a Bruxelles. Sono gli elementi...
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LA TRASFERTA
A pagare fu l’Università di Perugia. E se la Corte dei Conti, attraverso il sostituto procuratore contabile Pasquale Principato, ritiene uno spreco avere utilizzato così tanti soldi per una trasferta, al tempo stesso la Giannini spiega in due passaggi la sua linea difensiva. Primo, si trattava di un’iniziativa istituzionale legata alle celebrazioni dei 150 anni della Repubblica. Secondo, per avere Benigni a Bruxelles era necessario utilizzare un jet perché il comico aveva una gamba ingessata. Probabilmente era stato lo stesso Benigni, costretto a spostarsi in stampelle, a porre la condizione del volo privato.
Passo indietro di cinque anni. È il nove novembre 2011, l’anno delle celebrazioni dei 150 anni, l’Università per Stranieri organizza a Bruxelles un incontro con i parlamentari per la divulgazione della lingua italiana. Il programma prevede un recital di Benigni, un paio d’ore da dedicare alla lettura del di un canto dell’Inferno, il XXVI, di fronte ai parlamentari europei. Titolo dell’evento: “La lingua italiana come fattore d’identità e unità nazionale”. Benigni raccoglie un mare di applausi. E tutti paiono felici.
L’ALTRO PROCESSO
Al ritorno in patria, però, i revisori dei conti dell’Università segnalano un problema: quella spesa disposta dalla Giannini con tanto di modifica del bilancio per giustificarla, non piace. I revisori informano la Corte dei Conti. E i magistrati contabili avviano subito gli accertamenti. Sul filo dei cinque anni dalla prescrizione, arriva l’invito a dedurre per l’attuale ministro e l’ex direttore che avrebbe solo obbedito a un ordine.
Non è la prima volta che la Giannini deve misurarsi con la magistratura contabile per il periodo in cui era rettore. Già in un altro processo i giudici hanno ravvisato uno spreco relativo a un affitto non incassato. L’affitto mancato sarebbe dovuto arrivare da una società che gestiva un pub. In questo caso, condanna in primo grado per la Giannini e i componenti del cda per complessivi 60mila euro. Strano, ma vero, a non accontentarsi della sentenza è stata proprio la Procura contabile che in appello ha chiesto altri 210mila euro di sanzione. In fondo l’inchiesta era predestinata, il canto dell’Inferno declamato da Benigni parla di Ulisse. Guarda caso, un viaggiatore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero