I benedettini di Norcia scampati al sisma ora vivono in mezzo ai lupi

I benedettini di Norcia scampati al sisma ora vivono in mezzo ai lupi
Norcia I frati sopravvissuti al terremoto ora vivono in mezzo ai lupi. La piccola comunità di benedettini che ha trovato rifugio in alcuni container in mezzo alla foresta,...

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Norcia I frati sopravvissuti al terremoto ora vivono in mezzo ai lupi. La piccola comunità di benedettini che ha trovato rifugio in alcuni container in mezzo alla foresta, a qualche chilometro da Norcia, si è trovata a fare i conti con la presenza (pacifica) di un branco di lupi. Sono loro, la notte, con gli ululati, a fare compagnia ai religiosi scampati al sisma che ha distrutto la basilica di San Benedetto e il monastero nel quale vivevano. E' lì, in mezzo a quelle montagne, tra la boscaglia, che i monaci si sono arrangiati, adeguando la vita monastica alla precarie condizioni abitative. Le loro preghiere mattutine, le lodi e i canti gregoriani durante le messe, hanno risvegliato l'attenzione degli animali selvatici incuriositi da quell'insediamento.


Le tracce di queste bestie nelle immediate vicinanze (lupi compresi) non sembrano però alimentare le paure della comunità, solo la consapevolezza di essere circondati da una natura selvaggia e incontaminata, come fosse un segno della provvidenza. I monaci raccontano la loro avventura, si sentono dei pionieri, specie in queste settimane di freddo polare, con la temperatura che scende sotto lo zero e le nevicate abbondanti. L'acqua che si era ghiacciata nelle tubature, così si sono dovuti arrangiare e trasformarsi in eremiti 2.0. Il priore - un americano cresciuto nel Connecticut - di tanto in tanto informa i fedeli nel mondo delle attività spirituali di questa piccola comunità contemplativa attraverso un sito bilingue, italiano e inglese (www.nursia.org).

L'ultimo post inviato riferisce le loro avventure in mezzo a metri di coltre bianca, corredate di foto in cui si vedono i monaci scivolare sulla neve su una specie di slitta. “Provate ad immaginare in che genere di avventure siamo incorsi qui in mezzo ai boschi, senza acqua corrente al monastero! In più, un branco di lupi ha iniziato a fare visite notturne, forse per la preghiera! Dal suono degli ululati abbiamo capito che dovevano essere a non più di 50 metri di distanza”. Naturalmente ora la speranza è che arrivi la primavera. Il freddo non è certo un buon compagno di viaggio.

“Per la festa di Santa Scolastica, il 10 febbraio, la gente di Norcia capisce se sta arrivando la primavera, o se continua l’inverno. Se le rondini garriscono sotto i tetti, la primavera è alle porte”. Questo dice la saggezza popolare. “Noi speriamo che la primavera arrivi presto, soprattutto dopo l’inverno più freddo e più nevoso da almeno 16 anni. Le nostre tubature si sono congelate subito dopo l’Epifania e così sono rimaste per circa 10 giorni. Senz’acqua corrente, ci siamo dovuti trasformare in monaci pionieri”. Fuori dalla chiesa di fortuna, una specie di tenda con dentro l'altare e il crocefisso, il 18 gennaio, festa di Sant'Antonio abate, i monaci hanno benedetto gli animali.


Un rito tradizionale molto sentito in campagna. Cavalli, asini, cani e gatti. La notte, invece, sono i lupi a vegliare sul piccolo insediamento. Nessuna presenza minacciosa, come se l'uomo si fosse integrato nella natura. Quanto al futuro, alla ripresa di una vita meno tribolata, i tempi non sembrano vicini. “I lavori stanno iniziando con lo sgombero delle macerie dal pavimento della Basilica. Ma se ci vorranno anni prima che si riesca a farvi ritorno, tutti i monaci sono ansiosi di assistere ai lavori di ricostruzione affinché i Canti Gregoriani e l’incenso possano nuovamente uscire dalla polvere di quelle rocce ed essere offerti a Dio”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero