Bari, sospetto jihadista a lezione di de-radicalizzazione

Una processione dell'Isis in Siria
Voleva far infibulare le figlie, diceva di condividere l'ipotesi...

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Voleva far infibulare le figlie, diceva di condividere l'ipotesi di istituire una «polizia religiosa» per «controllare» i comportamenti delle donne e, contemporaneamente, condivideva su Facebook messaggi su sgozzamenti e integralismo islamico. Dal 3 novembre prossimo il 42enne di Noci Alfredo Santamato, sospettato dalla Dda di Bari di terrorismo internazionale, andrà a lezione di de-radicalizzazione. Lo ha deciso il Tribunale di Bari, d'intesa con l'Università, che ad aprile scorso ha applicato nei confronti dell'indagato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Per la prima volta in Italia, quindi, fra le prescrizioni stabilite dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale e chieste dalla Dda che impongono obbligo di dimora e divieto per due anni di usare internet, c'è anche la frequenza di corsi universitari finalizzati ad un recupero socio-culturale-giuridico. Il primo incontro si terrà nella Questura di Bari il 3 novembre alle ore 16. In quella occasione sarà stabilito un calendario di lezioni in Ateneo che avranno cadenza quindicinale e che verteranno sui temi dei diritti costituzionali, dell'eguaglianza dei cittadini nella diversità culturale e religiosa, della condizione della donna e, collegato con questo, dei simboli religiosi e dell'abbigliamento femminile. Fra le linee guida individuate da Università e Tribunale nel percorso di de-radicalizzazione che Santamato, alias Muhammad, dovrà seguire ci sono anche riferimenti al rilievo penale di alcune condotte, come i maltrattamenti in famiglia, la violenza privata o le mutilazioni rituali, oltre ad approfondimenti sui concetti di democrazia e di rispetto delle libertà fondamentali in nome della convivenza pacifica. Questo percorso di recupero sociale voluto dalla magistratura barese in un'ottica di strategia della prevenzione, si è reso necessario per una serie di elementi di sospetto emersi prevalentemente dall'analisi del profilo Facebook di Santamato. Le indagini della Digos della Questura di Bari hanno infatti documentato nell'arco di diversi mesi numerosi contatti del 42enne con jihadisti. Il sospetto sulla pericolosità di Santamato derivava anche dal fatto che l'uomo è un camionista e dispone di un tir (con la sorveglianza speciale gli è stata anche ritirata la patente), «una vera e propria arma nelle sue mani» scriveva il Tribunale di Bari nel provvedimento di applicazione della misura di sorveglianza speciale.
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Il Messaggero