Bari, pizzo sui cantieri: chieste 37 condanne

Bari, pizzo sui cantieri: chieste 37 condanne
Trentasette richieste di condanna a pene comprese fra i 14 anni e i 16 mesi di reclusione. Sono le richieste della procura di Bari al termine del processo a carico di esponenti...

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Trentasette richieste di condanna a pene comprese fra i 14 anni e i 16 mesi di reclusione. Sono le richieste della procura di Bari al termine del processo a carico di esponenti del clan Parisi accusati di decine di episodi di estorsione ai responsabili di alcuni cantieri edili. Per l'accusa, avrebbero imposto guardiani e carichi di merci da fornitori amici. Per il boss del quartiere Japigia, Savinuccio Parisi, il pm Patrizia Rautiis, della Dda, ha chiesto 8 anni di reclusione. La pena più alta è stata chiesta per un nipote del boss, il trentunenne Tommaso Parisi, soprannominato "Frichicchio", che rischia 14 anni di carcere.


Giuseppe (detto "Mames") e Michele Parisi ("Gelatina"), fratelli del capo clan, rischiano rispettivamente 12 e 10 anni di reclusione.  Anche per Eugenio Palermiti la procura ha chiesto 10 anni. Tra gli imputati ci sono anche alcuni imprenditori accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. La richieste sono state avanzate durante il processo con rito abbreviato davanti al gup Alessandra Susca del Tribunale di Bari. Nel processo sono costituiti parti civili Comune di Bari, IACP, Associazione Antiracket, Ance, Confindustria, due aziende edili (Debar Costruzioni spa e Spazi Moderni srl) e tre imprenditori baresi, che hanno quantificato risarcimenti danni fino a 100mila euro. Le arringhe inizieranno il 4 ottobre, la sentenza è attesa per gennaio.

I fatti contestati risalgono agli anni 2010-2015. Gli imputati rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa,
estorsione, detenzione e porto di armi, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto,
illecita concorrenza con minaccia e violenza, favoreggiamento. Le indagini della Squadra Mobile portarono nel marzo 2016 all'arresto di 30 imputati. In carcere finì anche Tommy Parisi, cantante neomelodico, poi scarcerato dal gip un paio di settimane dopo l'arresto, che non ha scelto il rito alternativo ed è a giudizio con altre 18 persone. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero