«Voglio che tu ti costituisca, non voglio che tu uccida altre persone, l'Islam non lo predica». Così Hanno Ghanim, la madre di Younes Abouyaaqoub, il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE DUE GENERAZIONI
La donna, il viso cerchiato dal velo e la voce ferma, lo ripete più volte in televisione in un buon spagnolo: «Voglio che si consegni. Non voglio che tu uccida altre persone, fermati». L'appello al figlio in fuga segna il distacco tra due generazioni, la madre che è arrivata dal Marocco in Spagna per conquistare una vita migliore e Younes Abouyaaqoub, il 22enne vissuto sempre a Ripoll, tranquilla cittadina di diecimila abitanti nei Pirenei catalani a poca distanza dal confine francese, diventato all'improvviso - dice la madre - ciò che non era. «Ma io non mi sono mai accorta» ha detto la donna.
E' sospettato di essere il conducente del furgone della strada sulla Rambla. La donna, come altri famigliari dei terroristi uccisi o arrestati, ha partecipato ad una manifestazione a Ripoll nella quale hanno condannato gli attacchi ed espresso il loro dolore per le vittime.
«ERANO TRANQUILLI»
«Erano ragazzi tranquilli, sono stati manipolati» dicono i parenti. Per tutti a Ripoll il colpevole è l'imam. «Erano ragazzi buoni, normali», assicura Hechami Gasi Hychami. «L'imam li ha manipolati», accusa anche una cugina del killer in fuga Younes Abouyaqoub. La madre del terrorista gli ha chiesto di consegnarsi alla polizia ed ha aggiunto: «Meglio arrestato che morto».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero