Banksy: «Una mia opera a chi non voterà May», ma poi l'artista deve ritirare l'offerta

Il post su Instagram con cui Banksy ha rinunciato alla sua iniziativa
Dell’arte della provocazione è sempre stato un gran maestro. Questa volta, però, con gli scandali e le istigazioni Banksy aveva decisamente esagerato. La sua...

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Dell’arte della provocazione è sempre stato un gran maestro. Questa volta, però, con gli scandali e le istigazioni Banksy aveva decisamente esagerato. La sua promessa di regalare la stampa unica e certificata di un suo disegno inedito a chiunque avesse deciso di non votare per il Partito Conservatore di Theresa May nelle elezioni britanniche di giovedì prossimo, una promessa fatta nei giorni scorsi agli elettori di Bristol attraverso un messaggio divenuto virale su Internet, aveva infatti messo sull’attenti nientemeno che la guardinga polizia della cittadina inglese, lesta ad aprire un’inchiesta preliminare per due ipotesi di reato: condizionamento della competizione elettorale e tentata violazione della segretezza del voto.

 

Così, per non inficiare il regolare svolgimento delle elezioni e forse per non stuzzicare oltre modo la severa giustizia del Regno Unito, per una volta il famoso writer dall’identità sconosciuta ha deciso di porre a freno la sua impertinenza: niente più iniziativa e, quindi, niente più regalo, già promesso a tutti coloro che avessero accettato (a proprio rischio e pericolo) di mostrare pubblicamente la foto della propria scheda elettorale contrassegnata dal voto anti-May.

“Ho appreso dalla Commissione Elettorale - ha scritto su Instagram l’artista di Bristol - che la mia offerta avrebbe invalidato il risultato delle elezioni. Sono spiacente di annunciare, perciò, l’annullamento di questa mia mal concepita promozione”.

Esponente di spicco della street art, come detto, Banksy non è certo nuovo a provocazioni e sberleffi anti-sistema. Tra le sue numerose opere, che spesso riguardano argomenti come la politica, la cultura e l'etica, quelle più celebri e discusse rimangono del resto i nove graffiti dipinti lungo il perimetro della barriera di separazione israeliana, un’irriverente sfida al potere e alle sue storture condotta in nome dei valori della civiltà, della pace e della fratellanza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero