Bankitalia, tregua Renzi-Gentiloni. Ma il segretario: «Siamo contro i salotti»

Il segretario del Pd Matteo Renzi a Matera con il '' bibliomotocarro'' del maestro Antonio La Cava, uno degli ultimi maestri di strada lucani, 21 ottobre 2017. (Foto Ansa)
Matteo Renzi vuole archiviare lo scontro con Paolo Gentiloni su Bankitalia. «Qualsiasi nome il premier farà, Visco compreso, non ci saranno problemi». E ancora,...

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Matteo Renzi vuole archiviare lo scontro con Paolo Gentiloni su Bankitalia. «Qualsiasi nome il premier farà, Visco compreso, non ci saranno problemi». E ancora, nella speranza di chiudere del tutto la querelle: «Gentiloni non ha bisogno di consigli. Paolo ha la mia stima, il mio rispetto e la mia amicizia. E le sue parole sull'indipendenza e l'autonomia della Banca d'Italia sono giuste».


In base a una precisa strategia di comunicazione, Renzi a bordo del suo treno non rinuncia ad attaccare Bankitalia: «Il vero problema sono le crisi bancarie, sono le decine di miliardi messi dallo Stato per salvarle. Io e il Pd non possiamo difendere l'attuale assetto di potere, non possiamo stare dalla parte dei presunti salotti buoni della finanza. Noi stiamo con i risparmiatori. E nessuno, neppure Visco, è intoccabile».

Ma in serata, a Firenze, Renzi ha dato altri due colpi di freno. Il primo, dopo la forte tensione di martedì quando il Quirinale definì un'interferenza la mozione del Pd: «Ci hanno chiamato eversivi, ma diciamo che le valutazioni del capo dello Stato meritano rispetto. Si fanno le battaglie a viso aperto, però poi si rispetta chi deve decidere». La seconda frenata: «Bankitalia è un elemento fondamentale per la tenuta del Paese». Salvo farsi sfuggire la frizione (volutamente) un istante dopo: «Non si sta affrontando nel merito la discussione sull'efficacia del sistema di vigilanza. Nessuno si chiede se i commissari pagati profumatamente per andare a sistemare le banche abbiano fatto il loro lavoro o se ci sia stata un'eccessiva attenzione verso alcune banche. Qualcuno proponeva che banca Etruria fosse comprata da Vicenza. Ce lo ricordiamo o siamo su Marte?».

ORFINI: DESECRETARE ATTI
La tensione insomma, tra frenate e accelerazioni, resta alta. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, si scaglia contro «la manina che dentro Bankitalia passa documenti segreti e riservati ai giornali». Chiede, provocatoriamente, al presidente della commissione parlamentare d'inchiesta, Pier Ferdinando Casini, «di desecretare i documenti in modo da rendere tutto più trasparente». Ipotesi esclusa dalla legge. Il deputato dem Michele Anzaldi inquadra invece nel mirino la presidente della Camera, Laura Boldrini: «Chi ha parlato di eversione, chi ha detto che il Parlamento non doveva mettere bocca su Bankitalia, dovrebbe riflettere su un dato. E' stata la presidenza della Camera ad ammettere l'apertura di una discussione in merito alla nomina del governatore della Banca d'Italia. Perché l'ha fatto se il Parlamento non avrebbe avuto titolo per discuterne?»

E mentre il ministro Angelino Alfano sostiene che «c'è l'autonomia di Bankitalia ma anche il diritto delle forze politiche di dire la propria opinione», Casini sollecita il governo «a procedere rapidamente alla nomina del governatore per dare anche un segnale di stabilità ai mercati». Proprio la Commissione martedì ascolterà il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, titolare delle inchieste su Veneto Banca e Popolare Vicenza.

Si fanno sentire anche Forza Italia e Mdp che accusano Renzi e il Pd di «irresponsabilità» e «di cercare un capro espiatorio per nascondere i conflitti d'interesse nel proprio governo». Chiaro il riferimento alla Boschi sul caso Banca Etruria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero