Il ballottaggio spacciato per thriller andato in scena a Trapani è scivolato su un copione dall'esito scontato e senza colpi di scena. Il miracolo invocato...
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Trapani, come si temeva alla vigilia, si risveglia senza sindaco e senza consiglio comunale, poiché decadono anche i consiglieri eletti al primo turno nelle liste collegate ai candidati a sindaco in quanto non è possibile procedere alla ripartizione dei seggi senza la proclamazione di un vincitore. Savona era l'unico in corsa dopo che Mimmo Fazio, il più votato al primo turno, era decaduto. Il politico aveva scelto volontariamente di non depositare la lista degli assessori designati facendosi estromettere dal ballottaggio. Fazio era stato arrestato durante la campagna elettorale, e poi rimesso in libertà, per corruzione nell'ambito dell'inchiesta "Mare nostrum" dalle Procure di Palermo e Trapani; i pm nei giorni scorsi hanno fatto ricorso alla revoca dei domiciliari nei confronti del politico.
Una decisione quella di Fazio criticata dal suo ex collega nel Pdl, Antonio D'Alì (Fi), giunto terzo al primo turno: il senatore forzista sarebbe subentrato nel ballottaggio se Fazio si fosse dimesso subito dopo avere vinto la prima tornata ma non l'ha fatto proprio per non avvantaggiare il suo «rivale» politico. Amaro il commento di Piero Savona: «A perdere è la città». E attacca Grillo e D'Alì: «Hanno assunto la stessa posizione, tante persone hanno remato contro il ballottaggio». Trapani a questo punto sarà guidata da un commissario, nominato dalla Regione siciliana, che guiderà il comune fino alla prima tornata elettorale utile. «I cittadini torneranno a votare nel 2018 - spiega l'assessore agli Enti locali della Regione siciliana, Luisa Lantieri - Non è possibile agganciare il voto a quello delle regionali di novembre perché la sessione straordinaria è consentita solo per i comuni sciolti per mafia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero