La bomba nel nostro inconscio

La bomba nel nostro inconscio
Una bomba a più stadi nel nostro inconscio. Questo è il massacro islamico di Parigi. La scelta di destabilizzare le nostre vite di europei inermi, forse troppo, attraverso la...

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Una bomba a più stadi nel nostro inconscio. Questo è il massacro islamico di Parigi. La scelta di destabilizzare le nostre vite di europei inermi, forse troppo, attraverso la sfera più vulnerabile: quella legata alla libertà dei nostri piaceri, del nostro relax di un qualunque venerdì sera, colpendo ferocemente e simbolicamente in un ristorante, in un teatro, in uno stadio. In quell'emisfero delle nostre esistenze che più vorremmo proteggere, perché legato anche ai nostri affetti.




Certo, dietro gli scatti della carneficina di Parigi c'è anche l'immagine cruda di un Houellebecq che dipinge la Francia e l'Europa intente a scandire canzonette o cori da stadio, mentre la morte ci stava invadendo. C’è il paradosso inquietante dell’apprendere che i commando Isis si sono mossi dal boulevard che porta il nome di Voltaire, il maestro della tolleranza. Che però vigilava e illuminava i suoi contemporanei, sferzandoli e invitandoli a difendere la loro identità senza cedere ai dogmi di qualunque religione.



Da questo sonno della ragione, che ci ha esposto inermi, dobbiamo svegliarci. E tutelarci. Serve una risposta che non può essere la rinuncia alle libertà, né la sospensione dei diritti civili per inseguire la sicurezza necessaria. Non è con una serrata globale e figlia della paura che l'Europa può vincere. Ma è solo disinnescando le bombe etniche che molti Paesi tardivamente scoprono nel loro seno, prevenendo culturalmente e materialmente i conflitti, che possiamo farcela.


Da ventiquattr'ore a Roma non si parla d'altro che del Giubileo alle porte, proiettandovi tutte le nostre confessabilissime paure. Già siamo arrivati male attrezzati e senza il giusto preavviso a questo evento divenuto last minute che ci espone a rischi evidenti. Ma oggi rinunciare a quella che è comunque una manifestazione di libertà religiosa in nome della paura sarebbe una resa, anche se questa arriva nel momento più difficile e tormentato per la nostra sicurezza e identità dal dopoguerra ad oggi. Tuteliamoci. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero