Usa, l'Isis rivendica l'attacco al campus dell'Ohio: «Lo studente era un nostro soldato»

Abdul Razak Ali Artan, il somalo autore dell'attacco di ieri al campus dell'università dell'Ohio «è un soldato dell'Isis». E quanto...

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Abdul Razak Ali Artan, il somalo autore dell'attacco di ieri al campus dell'università dell'Ohio «è un soldato dell'Isis». E quanto scrive l'agenzia dello stato islamico Amaq come riferisce il gruppo di monitoraggio Site. L'uomo sarebbe entrato in azione in risposta agli appelli di colpire cittadini degli stati della coalizione.


Abdul era arrabbiato per come sono trattati i musulmani, e aveva lanciato una minaccia via Facebook all'America poco prima del suo attacco, in cui sono rimaste ferite undici persone. Lo studente li ha investiti con la sua auto e colpiti con un coltello da macellaio prima di essere ucciso da un poliziotto.

In un' intervista dello stesso Artan al giornale studentesco dell'università, lo scorso agosto si legge: «Sono un musulmano, ma non sono quello che i media dipingono. Se la gente mi guarda, un musulmano che prega, non so cosa pensa, cosa succede. Ma non do la colpa a loro, sono i media che mettono questa immagine nella loro testa», aveva confidato, lamentandosi anche per l'assenza di una sala di preghiera per i seguaci di Maometto. Nella sua pagina Facebook però aveva dato sfogo a tutte le sue preoccupazioni e frustrazioni, sino al sinistro messaggio prima dell'attacco, dove si era detto «stanco» di vedere i fratelli musulmani «uccisi e torturati» e dell'«interferenza» Usa nei Paesi con comunità islamiche. «Se l'America vuole che i musulmani finiscano gli attacchi dei lupi solitari, allora facciano la pace con dawla in al sham (un termine per indicare l'Isis, secondo gli investigatori). »Per Allah, non ti lasceremo riposare finché non darai pace ai musulmani«, è il monito finale.


Gli investigatori hanno chiuso il suo account e stanno esaminando tutti i post e i contatti, perquisendo anche la sua abitazione. Prima del blitz, Artan non era un nome noto all'Fbi. Negli Usa, dove era residente permanente, era arrivato due anni fa come figlio di rifugiati, dopo aver vissuto in Pakistan dal 2007 al 2014. I vicini lo descrivono come un ragazzo sempre gentile che frequentava quotidianamente la moschea locale per la preghiera. Dalle immagini delle telecamere, sembra aver agito da solo, ferendo gran parte delle sue vittime con l'auto (solo due accoltellate), ma la polizia sta ancora verificando l'eventuale esistenza di complici. Oggi intanto all'università sono riprese le lezioni, tra il nervosismo e le preoccupazioni degli studenti, molti dei quali hanno deciso di prendere alcune precauzioni, come ad esempio non camminare da soli.
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Il Messaggero