Attacco a Istanbul, un testimone: «Polizia più preoccupata di non farci fare foto che dei soccorsi»

Attacco a Istanbul, un testimone: «Polizia più preoccupata di non farci fare foto che dei soccorsi»
«La polizia locale all'uscita dell'aeroporto era inesistente. Quelli che c'erano si preoccupavano più di non farci fare foto mentre uscivamo...

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«La polizia locale all'uscita dell'aeroporto era inesistente. Quelli che c'erano si preoccupavano più di non farci fare foto mentre uscivamo dall'aeroporto perché siamo passati davanti alla zona della bomba, agli arrivi, dov'era tutto distrutto. Si sono più preoccupati di dire 'tenete i telefonini in tascà ma l'assistenza non c'era. Nessuno, tra l'altro, parlava inglese». Ad affermarlo è Nicola Scatigno, pugliese di Mola di Bari, mentre è in fila per i controlli all'aeroporto di Istanbul dove ieri l'attacco suicida di tre kamikaze ha provocato 41 morti e il ferimento di circa 240 persone. Nicola, impiegato di una ditta di Livorno che si occupa di catering, è arrivato ieri a Istanbul da Bari e avrebbe dovuto proseguire per l'Afghanistan.


Ma oggi rientra a Bari a causa dell'attentato. Quando c'è stato l'attacco Nicola era nella business lounge. «Lì - racconta - ci hanno fatto rimanere per circa quattro ore chiusi dentro. Poi ci hanno detto di uscire, di fare il controllo passaporti e di prendere un pullman. Ma ovviamente all'uscita nessuna informazione, zero». «Ho dovuto prendere un taxi con altre tre signore - ricorda - una delle quali era in contatto con la sua ambasciata. Non ricordo se Lettonia o Lituania. Ci hanno consigliato di andare in un hotel».

«Non ho ricevuto comunicazioni da nessuno - prosegue - ho chiamato l'ambasciata italiana qui a Istanbul così come ho chiamato la Farnesina a Roma: mi hanno semplicemente detto - conclude - di seguire le indicazioni della polizia locale».
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Il Messaggero