«Registrare la presenza dei dipendenti pubblici sul posto di lavoro mediante le impronte digitali»: è la proposta di Marco Squarta, capogruppo di Fratelli...
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«Il badge è utile - ha aggiunto - ma le cronache hanno dimostrato che troppo spesso viene fatto timbrare dal collega. Con il lettore biometrico dattiloscopico che rileva l'impronta e, in forma protetta, la mette a confronto con quella memorizzata al momento dell'assunzione, si avrebbe la certezza della presenza di funzionari e impiegati di enti locali nei palazzi pubblici, ma anche di medici, infermieri e amministrativi negli ospedali e distretti sanitari». Per Squarta «la timbratrice a impronte digitali non deve essere considerata in alcun modo una schedatura in quanto il sistema si limiterebbe ad incrociare i dati anagrafici sul badge con il polpastrello».
«La pratica della timbratrice biometrica, già attiva in Italia - ha sostenuto il capogruppo FdI - non offende in alcun modo i dipendenti onesti ed irreprensibili ma, al contrario, li tutela, inibendo però i 'furbetti del cartellinò dallo scambiarsi il badge con qualche collega compiacente, al quale prima o poi potrebbe essere restituito l'illecito favore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero