Arriva il nuovo Italicum. Ok di Cuperlo, Pd diviso

dal nostro inviato FIRENZE «Gli è stato dato tutto ciò che avevano chiesto. Hanno deciso loro di mettere Cuperlo nella commissione, e ora che fanno? Continuano...

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dal nostro inviato
FIRENZE
«Gli è stato dato tutto ciò che avevano chiesto. Hanno deciso loro di mettere Cuperlo nella commissione, e ora che fanno? Continuano a dire che voteranno contro la riforma». Matteo Renzi ha promesso di togliersi i «sassolini dalle scarpe» oggi alle 12, quando parlerà dal palco della Leopolda. Qualcuno ha cominciato a levarselo ieri pomeriggio, quando il vicesegretario Lorenzo Guerini ha portato a Firenze il documento firmato da Gianni Cuperlo sulle modifiche alla legge elettorale.


Niente capilista e preferenze, premio alla coalizione o alla lista, elezione diretta dei senatori e, soprattutto, messa in discussione del ballottaggio, principio cardine dell'Italicum. Fine delle discussioni. Almeno per Renzi che, pur di portare tutto il Pd compatto all'appuntamento elettorale, ha messo sul piatto una delle sue creature. Ovvero la legge elettorale che avrebbe messo fine alla stagione delle grandi coalizioni e reso chiaro, la sera del voto, chi avrebbe governato per 5 anni. Malgrado «il passo in avanti», una parte della minoranza interna non ci sta. Per Nico Stumpo si tratta di chiacchiere perché «non c'è un testo da portare in Parlamento».

LA SODDISFAZIONE
«Nel Pd con il No sono rimasti Bersani e Speranza e quattro amici», ironizza il premier soddisfatto comunque per «la coerenza e lealtà» dimostrata da Cuperlo e per aver finalmente svelato l'obiettivo di un pezzo di partito. Ovvero «perdere il referendum per liberarsi di me». Invece in molti alla Leopolda leggono l'accordo con Cuperlo anche in chiave interna, in vista del congresso del prossimo anno che il Pd farà qualunque sia l'esito del referendum e anche per stoppare, in caso di vittoria del No, qualunque ipotesi di governo istituzionale al quale starebbero pensando Bersani e Speranza.

«Fine del combinato disposto», sostiene il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato che ricorda come la minoranza interna ha sempre usato questa formula per dire che avrebbero votato No alla riforma costituzionale per «il combinato disposto» di Italicum e riforma Boschi. Ora che l'Italicum è tolto dal tavolo, per Renzi non ci sono più alibi. «Non gli va ancora bene perché non è un testo - sostiene Guerini - ma se avessimo scritto non gli sarebbe andato bene perché non votato». Un gioco al rialzo, secondo il vicesegretario del Pd che assicura la discussione del testo in direzione dopo il referendum. Tra i leopoldini, come li definisce Matteo Richetti, non tutti sono d'accordo sulla svolta. «Di fatto è un Mattarellum con premio di maggioranza perché ora i poli sono tre - sostiene sconsolato Davide Ermini - ma il premio non potrà essere altissimo e quindi si va alla grande coalizione».

BUFALE DA TALK SHOW
Ora il documento dovrà passare il vaglio della direzione, dopo il referendum e c'è chi nel Pd fa notare che Renzi ha lì l'occasione per rimettere tutto in discussione. A storcere il naso sulle possibili modifiche sono anche i costituzionalisti che hanno lavorato alla riforma. Ieri sul palco della Leopolda Vassallo, Clementi e Ceccanti hanno smontato le bufale raccolte nei principali talk-show ritrasmesse per l'occasione dalla ministra Boschi. Tra i raccontatori di bufale sfila anche il volto di Massimo D'Alema che la foltissima platea, ben oltre i limiti della capienza, inonda di fischi mentre due ore dopo batte le mani a Debora Serracchiani che dal palco elogia «la serietà» di Cuperlo.

OGGI SI CHIUDE

La Leopolda, «la settima, quella che sarebbe dovuta essere della crisi», ironizza Richetti, respira l'incertezza che i ministri, ai tavoli tematici della mattina, diffondono sull'esito del referendum e sulle possibili conseguenze per il Paese. Il ministro dell'Economia Padoan non gioca stavolta la carta dello spread ma prova a metterla in positivo parlando dei benefici del sì. Il collega Poletti lancia l'allarme sul clima di incertezza e sul dopo. Tocca oggi a Renzi somministrare dosi massicce di entusiasmo e chiudere la settima edizione della Leopolda e dare a tutti appuntamento a dopo il referendum. Comunque vada. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero