Arrestato 007, vendeva atti dell'inchiesta su sentenze Consiglio di Stato due avvocati

L'avvocato Piero Amara
Gli inquirenti della procura di Roma che indagano per corruzione in atti giudiziari in una vicenda che lambisce anche il Consiglio di Stato sono a caccia di una talpa che in...

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Gli inquirenti della procura di Roma che indagano per corruzione in atti giudiziari in una vicenda che lambisce anche il Consiglio di Stato sono a caccia di una talpa che in più di una occasione ha fornito informazioni riservate al maresciallo dei carabinieri, Francesco Loreto Sarcina, ex Aisi, arrestato oggi per falso in atto pubblico. Un informatore che è stato in grado di propalare notizie in tempo reale, anche su informative della Guardia di Finanza non ancora depositate negli uffici di piazzale Clodio. I pm in particolare vogliono capire a chi sono finiti i 30mila euro che gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, coinvolti nella maxi indagine, hanno erogato in almeno due tranche, con incontri fissati presso un convento di suore, allo stesso Sarcina. «Le informazioni riservate ricevute da Sarcina - scrive nell'ordinanza cautelare il gip Daniela Caramica D'Auria, che ha disposto l'arresto dell'ex 007 per il passaporto falso - prescindono dalla sua appartenenza all'Aisi e trovano la loro fonte nella fitta rete di relazioni con apparati investigativi e dunque in un circuito relazionale proteso a frapporre ostacoli all'accertamento dei reati per i quali sta indagando l'ufficio di Procura». I pm sono arrivati a Sarcina alla luce di alcune dichiarazioni fatte dagli stessi Amara e Calafiore. Nell'ordinanza di arresto si fa riferimento a quanto affermato da Amara il 17 luglio scorso che ha riferito dell'amicizia di Calafiore con «tale Francesco o Franco, un dipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri» che «aveva loro riferito notizie interne alle indagini e consegnato l'informativa del 15 settembre 2017 in formato word». L'avvocato siciliano ha affermato, inoltre, avrebbe incontrato l'indagato 3 o 4 volte. «Ci disse che ci avrebbe tolto dai guai sia per l'indagine di Messina sia per quelle di Roma avvalendosi di suoi uomini»
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Il Messaggero