Gli italiani arrestati nel blitz contro la rete che avrebbe introdotto armi ed elicotteri in Iran e Libia violendo l'enbargo avrebbero avuto contatti con i rapitori di quattro...
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La circostanza sarebbe venuta alla luce da alcuni messaggi WhatsApp di poco successivi al sequestro in cui i coniugi facevano riferimento alle persone già incontrate qualche tempo prima, alludendo a loro come autori del rapimento. Il sequestro si concluse, a marzo del 2016 con la morte di due italiani, Fausto Piano e Salvatore Failla mentre gli altri due rapiti, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno, riuscirono a fuggire.
I messaggi risalgono alla sera del 22 luglio 2015 e Mario Di Leva scrive alla moglie Annamaria Fontana: «Hey hanno rapito quattro italiani in Libia». Annamaria: «Già fatto, notizia vecchia, già sto in contatto». Annamaria: «Ce li hanno proprio quelli dove noi siamo andati, già sto facendo, già sto operando con molta tranquillità e molta cautela». Il sequestro si concluse a marzo del 2016 con la morte di due italiani, Fausto Piano e Salvatore Failla mentre gli altri due rapiti, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno, riuscirono a fuggire.
I pm non escludono «una loro possibile attività nel complicato meccanismo di liberazione che solitamente avviene tramite il pagamento di riscatti o la mediazione con altri affari ritenuti di interesse dai miliziani». Tra le foto sequestrate dagli inquirenti vi sono alcune immagini che riprendono i coniugi con elicotteri militari sovietici o con personaggi di rilievo di Paesi del Medio Oriente. Significative sono definite le foto di Annamaria Fontana ad un ricevimento a cui partecipò l'ex premier iraniano Ahmadinejad.
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Il Messaggero