I millesettecento chilometri che separano in linea retta Ankara dalla Città del Vaticano si sono trasformati ieri in un corridoio di pesanti accuse all'indirizzo del Papa,...
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Ma Bergoglio ha atteso la tempesta senza timore anticipandola, anzi, durante la messa del mattino a Santa Marta, con parole scelte a proposito per rinsaldare quanto pronunciato il giorno prima. Commentando il brano degli Atti degli Apostoli in cui Pietro e Giovanni affermano: «non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» il Papa ha indicato nella «franchezza», nel «coraggio cristiano» e nel «dire le cose con libertà» la strada della Chiesa.
L'intera Turchia ieri si è risvegliata incredula per quella affermazione di Bergoglio e sul tono delle risposte degli uomini e della stampa di governo ha fatto da detonatore l'appuntamento, tra due mesi, con le elezioni legislative. A unirsi al coro delle proteste anche esponenti dell'opposizione e il Gran Mufti, Mehmet Gormez. Si va dal Papa «calunniatore» al Papa «strumentalizzato», dal Papa che «fa discriminazione» al Papa che viene da un Paese (l'Argentina) «che ha accolto i nazisti».
LE MOTIVAZIONI
Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, che non esclude «nuove misure» ritorsive contro il Vaticano, dopo aver convocato domenica per protesta il nunzio apostolico mons. Antonio Lucibello e richiamato in Patria l'ambasciatore in Vaticano, è tornato a reagire con una pesantissima nota in cui sostiene che parlare di «genocidio» degli armeni rappresenta «una calunnia», contestando il termine sia sul piano storico che su quello giuridico. Secondo Ankara, infatti, «il genocidio è un concetto giuridico» e «le rivendicazioni che non soddisfano i requisiti di legge, anche se si cerca di spiegarle sulla base di una diffusa convinzione, tendono a rimanere calunnie». Il Papa parla cioè di «genocidio nonostante l'assenza di una sentenza di tribunali internazionali competenti».
Ankara inoltre rimarca come Papa Francesco in questo caso «ha fatto una discriminazione tra le sofferenze enfatizzando solo le sofferenze dei cristiani e soprattutto degli armeni». «Con un punti di vista selettivo - afferma Ankara - ha ignorato le tragedie che colpirono i turchi e i musulmani che persero la vita nella I Guerra mondiale».
ARGENTINA E NAZISTI
Il ministro per gli Affari europei Volkan Bozkir, è andato oltre, affermando che il Papa ha parlato così perché viene dall'Argentina, un Paese «che ha accolto i nazisti» e nel quale «la diaspora armena è dominante nel mondo della stampa e degli affari». Quelle del Papa «sono dichiarazioni che provocano discriminazione politica, razzismo e incitamento all'odio» ha dichiarato il presidente del Parlamento turco, Cemil Cicek. Il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, ha accusato Bergoglio di «dichiarazioni senza fondamento» e di «essere influenzato da «lobby e ditte di relazioni pubbliche».
Il quotidiano filogovernativo Takvim a ha “battezzato” il Papa a tutta prima pagina “Papagan”, cioè un “Pappagallo” che ripeterebbe supinamente le «bugie» armene. Bordate che in Italia il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha tentato di contenere affermando che «la durezza dei toni turchi non mi pare giustificata, anche tenendo conto del fatto che 15 anni fa Giovanni Paolo II si era espresso in modo analogo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero