Duro colpo alla pena di morte in America: in risposta agli appelli dei condannati e alla denuncia di una casa farmaceutica, la magistratura federale ha fermato la mano del boia...
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L'azione legale era stata presentata a nome di nove condannati con data di esecuzione da qui alla fine del mese. Tre di loro nelle ultime ore avevano individualmente ricevuto dalla magistratura un rinvio, mentre ieri un altro giudice, Wendell Griffen aveva emesso una ingiunzione temporanea per i rimanenti sei sulla scorta del fatto che un'altra sostanza, il bromuro di vecuronio, era stato acquistato dall' Arkansas adducendo ragioni mediche, non l'iniezione letale. Griffen, un oppositore della pena di morte, aveva poco dopo partecipato alla marcia di protesta di Venerdì Santo per le strade di Little Rock, una azione criticata dal portavoce della Rutledge: «Avrebbe dovuto ricusarsi dal caso, viste le sue opinioni in materia».
La decisione di Griffen era stata motivata dalla denuncia del colosso farmaceutico McKesson, la prima da parte di un'azienda privata in un caso di pena di morte per presunto abuso dei suoi prodotti. La prima delle esecuzioni a catena era in programma per lunedì. I condannati non avevano incluso nei loro ricorsi tipiche ragioni di rinvio come il proclama dell'innocenza o l'infermità mentale. Il verdetto di appello dovrà quindi adesso andare al cuore del problema, se cioè l'iniezione letale rappresenta una punizione «inusuale e crudele», pertanto contraria alla Costituzione: si prepara una lunga battaglia legale destinata a finire alla Corte Suprema con un primo test per il nuovo giudice nominato da Donald Trump, Neil Gorsuch, generalmente considerato favorevole alla pena di morte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero