Argentina, il pm che accusava l'ex presidente Cristina Kirchner non si è suicidato: «E' stato ucciso»

Argentina, il pm che accusava l'ex presidente Cristina Kirchner non si è suicidato: «E' stato ucciso»
Nonostante rimanga un capitolo fitto di misteri della storia argentina, dopo tre anni di indagini si è finalmente giunti a una conclusione: per la prima volta, Julian...

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Nonostante rimanga un capitolo fitto di misteri della storia argentina, dopo tre anni di indagini si è finalmente giunti a una conclusione: per la prima volta, Julian Ercolini, un giudice argentino, in una memoria di 656 pagine, ha sostenuto la tesi dell'omicidio nel caso del giudice Alberto Nisman, trovato morto con un colpo di arma da fuoco alla testa nel gennaio 2015 e per il quale si era sempre parlato di suicidio.


Quattro giorni prima della sua morte, Nisman aveva denunciato l'allora presidente Cristina Fernández de Kirchner, il suo ministro degli Esteri Héctor Timerman e altri dirigenti per aver coperto il ruolo dei funzionari iraniani accusati dalla giustizia argentina per l'attentato contro la Asociación Mutual Israelita Argentina(Amia) nel 1994: nell'attacco morirono 85 persone e ci furono centinaia di feriti. Ercolini aveva anche incriminato, per complicità nell'omicidio del magistrato, Diego Lagomarsino, ex collaboratore del giudice Nisman, che partecipava all'inchiesta sull'attentato terroristico del 1994 come tecnico informatico. «Nisman - si legge nella memoria - sarebbe stato ucciso con l'arma di Diego Lagomarsino e questi, a sua volta, fu l'ultima persona entrata in casa del procuratore prima che venisse trovato morto».

Tanti rimangono i misteri che aleggiano sul giallo che ha inquinato la vita pubblica del Paese: il giudice, infatti, non è arrivato a stabilire chi abbia materialmente ucciso Nisman nel bagno del suo appartamento situato in un edificio lussuoso e sorvegliato del quartiere di Puerto Madero, a Buenos Aires, tra la notte del 17 e la mattina del 18 gennaio di tre anni fa. Inoltre non è stato stabilito quale fosse il movente. Per il magistrato la morte del procuratore, che da dieci anni guidava l'inchiesta sull'attacco terroristico contro l'Amia, «non risponde all'ipotesi del suicidio, ma sarebbe stata provocata da terze persone in modo doloso» con l'arma di Lagomarsino. Il 14 novembre, testimoniando davanti alle Corti federali a Buenos Aires, Lagomarsino aveva confermato di aver dato a Nisman una pistola Bersa Thunder calibro 22 che aveva in casa perché il procuratore si sentiva insicuro, malgrado fosse protetto da più di una decina di persone e vivesse a Puerto Madero, uno dei quartieri più controllati di Buenos Aires.


All'inizio di quest'anno l'ex presidente Kirchner, oggi senatrice, è stata accusata di tradimento proprio grazie alle prove raccolte da Nisman sul suo ruolo per coprire gli agenti iraniani: come scrive il giornale israeliano Haaretz, il suo intervento sarebbe stato fondamentale per normalizzare i rapporti con la Repubblica Islamica e ottenere petrolio e prezzo di favore. 

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Il Messaggero