Arabia Saudita, 20enne pubblica foto su Twitter senza velo: arrestata, rischia la fustigazione

Arabia Saudita, 20enne pubblica foto su Twitter senza velo: arrestata, rischia la fustigazione
Aveva sfidato il rigido codice di abbigliamento del suo Paese presentandosi in strada a Riad senza velo e senza “abaya”, la veste, obbligatoria in Arabia Saudita, che...

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Aveva sfidato il rigido codice di abbigliamento del suo Paese presentandosi in strada a Riad senza velo e senza “abaya”, la veste, obbligatoria in Arabia Saudita, che copre le donne arrivando fino ai piedi. Per giorni aveva dovuto sopportare le pesanti critiche arrivate sul suo account Twitter dopo aver pubblicato quella foto. Un'immagine postata a fine novembre e che adesso ha fatto scattare le manette ai polsi di Malak al-Shehri, studentessa saudita 20enne.


La ragazza aveva annunciato sui social che sarebbe uscita senza velo e senza abaya, indossando soltanto un vestito a fiori sotto il ginocchio che lasciava vedere qualche centimetro di gambe, un cappottino nero e uno stivaletto. Un'infrazione talmente grave al codice di abbigliamento femminile previsto nel Paese da scatenare accuse feroci, costringendola anche a rimuovere la foto e a cancellare il suo account. Un'ondata di proteste e di insulti accompagnata anche dalla richiesta rivolta alla polizia religiosa di arrestare la ragazza, lanciando l'hashtag “Chiediamo l'arresto dell'Angelo Ribelle”, riprendendo il nome della giovane “Shehri” che in arabo significa angelo. Gli agenti di polizia, dopo giorni di ricerche, l'hanno trovata e l'hanno arrestata: adesso Malak, tra l'altro, rischia la fustigazione. Un portavoce delle forze dell'ordine ha riferito che la giovane è accusata anche di «aver parlato pubblicamente di relazioni proibite con uomini che non sono suoi parenti».

Tuttavia diversi utenti si sono mobilitati in difesa della ragazza, apprezzandone il coraggio e paragonandola a Rosa Parks, donna simbolo del movimento per i diritti civili americani, che sfidò le leggi segregazioniste rifiutandosi nel 1955 di cedere il proprio posto in autobus a un bianco. Una protesta che sta crescendo e che si riunisce sotto l'hashtag #FreeMalakshehri. 




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Il Messaggero