La Procura di Marsala ha iscritto nel registro degli indagati, per appropriazione indebita, il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ex sottosegretario della...
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Tramite assegni e bonifici, si sarebbe intascato 120 mila euro della Diocesi. In quanto, delegato a operare sui conti correnti e avendo la disponibilità delle somme erogate dalla Cei, invece di destinare il denaro a interventi caritatevoli, avrebbe speso, poi, oltre 250 mila euro per altri fini. Parte del denaro sarebbe andato a don Vito Caradonna, prete marsalese sospeso a divinis dopo una condanna per tentata violenza sessuale su un uomo e attualmente sotto processo, a Marsala, per circonvenzione di incapace. A Caruso, proprio da Mogavero, non venne rinnovato l'incarico: il vescovo accertò che la Curia, fino al 2008 coi conti in attivo, sotto la sua gestione, aveva accumulato debiti per 5mln e mezzo di euro. Anche l'ex economo sarebbe stato sentito ieri in Procura, ma si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. «I fatti sui quali monsignor Domenico Mogavero è stato chiamato a rispondere sono risalenti agli anni 2010-2011 e attengono ad anomalie nella gestione dell'economato della Curia rilevate e denunciate alla Procura dallo stesso vescovo lo scorso anno», spiega l'avvocato Stefano Pellegrino, legale del prelato.
«Al primo sospetto di irregolarità gestionale del servizio economato della Diocesi, provvide ad incaricare due consulenti fiduciari per verificare la corretta applicazione della normativa canonistica e concordataria nella gestione della Diocesi, nonchè accertare la regolarità della redazione dei rendiconti e dei finanziamenti della Cei», prosegue il legale. «Poichè dalle citate relazioni si evidenziarono condotte che avrebbero potuto integrare estremi di reato - conclude - il vescovo ritenne opportuno trasmettere alla Procura della Repubblica la consulenza dei dottori Roberto Ciaccio e Gianfranco Sciamone, manifestando la propria volontà querelatoria e chiedendo, al contempo, di essere sentito dal Procuratore della Repubblica».
Il Messaggero