I vescovi di Reggio e Locri agli elettori: «Basta connivenza con la mafia, dite no al voto di scambio»

L'arcivescovo della diocesi Reggio Calabria-Bova mons. Giuseppe Fiorini Morosini col Papa emerito Joseph Ratzinger
Due settimane fa, a lanciare il monito era stato l’arcivescovo della diocesi Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva. In una riflessione sull’esigenza di non...

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Due settimane fa, a lanciare il monito era stato l’arcivescovo della diocesi Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva. In una riflessione sull’esigenza di non consegnarsi «nelle mani di traffichini, affaristi e ciarlatani» e di non «piegarsi alle logiche mafiose», aveva lanciato un deciso appello agli elettori: «Corruzione e mafia sono virus che attaccano prima la Società e poi la Politica, non lasciamoci amministrare da mani corrotte e senza scrupoli».

Adesso rilancia in modo perentorio l’arcivescovo della diocesi Reggio Calabria-Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini: intanto, invitando tutti a recarsi alle urne «perché astenersi significa lasciar decidere ad altri il nostro futuro». Spazio poi a un’“invettiva etica” importante.
 
Doveroso, nell’analisi dell’arcivescovo reggino, votare «non lasciandoci ingannare da false promesse: diciamo, pertanto, un “no” forte al voto di scambio». Nel suo messaggio ai fedeli-elettori monsignor Fiorini Morosini diffida anche di un voto che sia espressione «di protesta generalizzata, che condanna il passato, ma non costruisce il futuro». La questione di fondo, stando al presule, è ricercare tra i candidati quelli che più assicurano «moralità e competenza».
 
Ma se ideologie e posizionamenti politici possono condizionare a scegliere un simbolo o uno schieramento anziché un altro, per Giuseppe Fiorini Morosini il nodo sta nell’«urgenza della questione morale che interessa politica, istituzioni e cittadinanza». Sì, perché già il contesto generale è permeato dall’«illegalità diffusa, che si riverbera soprattutto nel mondo del lavoro».

Ecco allora l’accorato invito all’intero corpo elettorale: «Evitiamo di votare persone che non danno affidamento, soprattutto in riferimento alla questione morale. Non lasciamoci corrompere da promesse, che sono solo connivenze con la corruzione». Proprio così: connivenze. Un termine forte, rivolto alle sue “pecorelle” con crudo realismo dall’arcivescovo dell’unico capoluogo di provincia il cui Comune sia mai stato sciolto per mafia. Fondamentale, per monsignor Fiorini Morosini, che il voto di domenica prossima «sia ben ponderato e soprattutto abbia le caratteristiche della moralità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero