«Sono 14 i nomi degli impresentabili» secondo la Commissione Antimafia che ha realizzato uno screening su liste e candidature in vista delle elezioni del 5 giugno....
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«I nomi dei 14 candidati 'impresentabili' (ecco l'elenco) sono tutti interni a liste civiche, che in molte realtà locali sono il 100% del totale», ha sottolineato, definendo «indubbio che le liste civiche fatte nel modo che abbiamo visto siano un varco per le mafie. Abbiamo visto nel tempo la presentazione di liste civiche nate per protesta contro la politica, ma il quasi 100% di liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia è allarmante».
«Abbiamo rilevato una situazione sicuramente incoraggiante rispetto allo scorso anno. Credo che l'attenzione che si è creata intorno alla qualità della classe dirigente ci consegna dei dati preoccupanti, ma anche rassicuranti per le situazioni più critiche», ha proseguito nel corso della presentazione della relazione sui comuni sciolti per infiltrazione mafiosa che è stata approvata con «voto unanime». «La scelta - ha spiegato Bindi - è caduta su questi comuni perché certo non potevano verificare 1.432 altri comuni e circa 150 mila candidati». Sono stati «3.755 i candidati esaminati, tra i quali, molti a Roma, soprattutto per il sesto municipio». Le verifiche sono state fatte sulla base della legge Severino, con casi di incandidabilità e ineleggibilità e sul clima nel quale si è svolta la campagna elettorale, con «eventuali condizionamenti ambientali».
«Dal lavoro della relazione emergono casi di condizionamenti ambientali, legati anche a rapporti di parentela, laddove non si è mai realizzata una dissociazione familiare da parte dei candidati o a loro frequentazioni». «Su quest'ultima realtà nella relazione vengono citate le situazioni, ma non i nomi, perché questo materiale è stato secretato», ha aggiunto l'esponente dem. «I membri della Commissione ne sono naturalmente a conoscenza, li ha potuti analizzare e naturalmente tutto il nostro lavoro può essere anche utilizzato come strumento di indagine da parte delle autorità giudiziarie».
«Ci sono situazioni che ancora non sono state registrate, ma che rischiano di portare un voto inquinato.
«La legge Severino richiede un tagliando - ha aggiunto - e non siamo i primi a dirlo. A parte il gioco strano tra incandidabilità e ineleggibilità, un altro aspetto da rivedere riguarda le pene, con condanne definitive non inferiori a 2 anni, ma è anche vero che molti candidati sono stati condannati varie volte. La legge però non consente di sommare le condanne».
Secondo la presidente della Commissione Antimafia anche la legge sullo scioglimento dei Comuni ha bisogno di modifiche. Bindi ha citato il caso del Comune di Platì, sciolto per 15 volte e dove si presentano due liste civiche con candidati legati alle amministrazioni precedenti che hanno provocato lo scioglimento. «Bisogna verificare quale tipo di commissariamento adottare per renderlo veramente efficace. Qualche volta capita che non ci sono le condizioni per lo scioglimento, ma un problema vero è che certe volte non ci sono le condizioni per farlo e allora in quel caso bisogna trovare il modo opportuno per difendere quelle popolazioni».
«A noi piacerebbe un'iniziativa: poter dare un parere consultivo per l'impatto mafioso delle leggi. Le leggi andrebbero guardate anche sotto questo occhio. Anche sulla prescrizione la commissione antimafia qualcosa da dire forse potrebbe averla». «Sarebbe utile chiedersi se una legge può favorire o essere di ostacolo all'attività delle mafie», ha proseguito Bindi. «Ciò sarebbe sarebbe utile ad esempio nella filiera dell'agricoltura, come ci ricorda purtroppo il recente attentato al presidente del Parco dei Nebrodi, o anche i casi dei mercati ortofrutticoli di Vittoria e di Fondi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero