Anna Frank, la rivelazione: la famiglia chiese due volte asilo negli Usa ma fu ignorata

Anna Frank, la rivelazione: la famiglia chiese due volte asilo negli Usa ma fu ignorata
NEW YORK – Oggi centinaia di migliaia di migranti, alcuni in fuga da condizioni pericolosissime nei loro Paesi, cercano di entrare in Europa. Ma nel secolo scorso, erano...

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NEW YORK – Oggi centinaia di migliaia di migranti, alcuni in fuga da condizioni pericolosissime nei loro Paesi, cercano di entrare in Europa. Ma nel secolo scorso, erano centinaia di migliaia gli europei che cercavano di fuggire, a loro volta vittime di situazioni tragiche. Tra questi ci fu la famiglia di Anna Frank. Una ricerca pubblicata in collaborazione fra la Fondazione Frank e il Museo dell’Olocausto di Washington, prova che la famiglia fece due volte domanda di essere accolta negli Stati Uniti, nel 1938 e di nuovo nel 1940. Ma non ottenne risposta.


Che Otto Frank avesse cercato il lasciapassare verso gli Usa era stato scoperto già nel 2007. Ma ora viene ricostruita tutta la lenta, faticosa e snervante procedura dello sfortunato tentativo cominciato presso il Consolato Usa di Rotterdam. Frank scriveva a un amico negli Usa, Nathan Strauss, che era benestante ed era pronto a “sponsorizzare” la famiglia: «Sono obbligato a considerare l’emigrazione, e da quel che posso vedere gli Usa sono il solo paese dove possiamo andare».

Ma negli Usa c’era scarso desiderio di accogliere gli ebrei in fuga. La Grande Depressione e la carenza di posti di lavoro, abilmente manipolate da varie voci nazionaliste, generavano forti sentimenti antisemiti, e la diffidenza nazionale si rifletteva nello scetticismo e la diffidenza degli impiegati consolari. Fra il 1933 e il 1945, gli Usa accolsero solo 132 mila ebrei, appena il dieci per cento della quota che la legge avrebbe concesso.

I Frank, che erano fuggiti dalla Germania dopo l’avvento di Hitler e si trovavano in Olanda come “apolidi”, fecero domanda, presentando tutta la documentazione e le lettere di sostegno non solo di Strauss, ma anche di due cognati di Otto, già emigrati in America. Nel maggio del 1940 tuttavia, il consolato fu bombardato, durante l’invasione tedesca. Tutta la documentazione dovette essere riprodotta daccapo, e una seconda domanda fu presentata. Dopo questa, Otto Frank chiese asilo anche a Cuba, che era allora stretta alleata degli Usa, nella speranza di arrivare in America attraverso l’isola caraibica. Ma non ottenne nulla. E come è oramai ben noto, con la dominazione tedesca sempre più vessatoria, quando la madre venne convocata perché si presentasse a “un campo di lavoro”, la famiglia dovette nascondersi nel retro degli uffici dove Otto Frank lavorava. Rimase nascosta due anni prima di essere arrestata dalla Gestapo, e spedita in un campo di concentramento.

Anna e la sorella Margot morirono nel campo di Bergen-Belsen, la madre Edith e il padre Otto furono trasportati ad Auschwitz, dove la mamma morì. Otto, unico superstite, tornò dopo la Liberazione, nella casa dove erano sati tutti nascosti, trovò il diario della figlia a riuscì a farlo pubblicare. Oggi è uno dei libri più venduti e letti del mondo.

                                                                                                                                                                                                   

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Il Messaggero